sabato 3 aprile 2010

TASSE/ Campiglio: Caro Tremonti, la tua riforma fiscale penalizza le famiglie

TASSE/ Campiglio: Caro Tremonti, la tua riforma fiscale penalizza le famiglie

Intervista a Luigi Campiglio

Ieri il Dipartimento delle Finanze ha comunicato i dati relativi alle dichiarazioni fiscali del 2009: emerge che oltre la metà degli italiani ha denunciato redditi inferiori ai 15.000 euro all’anno. Inoltre, meno dell’1% dei contribuenti ha superato quota 100.000 euro. Dati che arrivano il giorno dopo il grande annuncio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti: la riforma del sistema fiscale da attuare entro tre anni, data di scadenza dell’attuale legislatura. Un progetto ambizioso basato su tre pilastri: spostamento progressivo del carico dell’Irpef alle imposte indirette come l’Iva; il federalismo fiscale; la lotta all’evasione. Inoltre, il ministro ha ipotizzato di inviare a casa degli italiani la dichiarazione dei redditi pre-compilata per semplificare le procedure fiscali. Una riforma importante, che però dimentica, spiega a ilsussidiario.net Luigi Campiglio (prorettore dell’Università Cattolica di Milano e docente di Politica Economica), le famiglie.

Professore, il progetto di riforma fiscale di Tremonti si basa innanzitutto sul passaggio della tassazione dalle persone alle cose. Una buona mossa?

Il disegno di Tremonti è un passaggio desiderabile: volendo disegnare un sistema fiscale a tavolino andrebbe più che bene. Ci sono però dei costi di transizione per passare da un sistema incentrato sulle imposte dirette a un altro basato su quelle indirette (che è simile al modello fiscale francese). Per compensare il minor gettito d’imposta, nei primi anni si dovrà quindi almeno aumentare l’Iva e questa non è un’operazione “tranquilla”. In ogni caso il nuovo modello ha più virtù che limiti.
Questo nuovo progetto sembra però dimenticare punti del programma della maggioranza quali l’introduzione del quoziente famigliare, l’abolizione o il calo dell’Irap e la diminuzione delle aliquote Irpef.

La scorsa settimana ho partecipato alla presentazione del Rapporto del Centro internazionale studi famiglia cui ha presenziato anche il presidente della Camera Gianfranco Fini. Con l’occasione gli ho chiesto: secondo lei, in che modo si riuscirà a far entrare la famiglia nell’agenda politica?

Una domanda “maliziosa”, perché presuppone che la famiglia sia stata messa da parte. Fini ha spiegato che probabilmente occorre una visione più ampia di quali sono le categorie più deboli, ma implicitamente ha riconosciuto “l’emarginazione” della cellula fondamentale della società.

Questo per un problema economico? Cioè, la questione è che mancano risorse economiche per introdurre il quoziente famigliare?

Immagino che non sia solo un problema economico. Tremonti probabilmente ritiene che tutta la questione della famiglia sia esclusivamente un fatto attinente il mondo cattolico. Non capisce che è anche la base per la ripresa del paese.

Come lei diceva, il quoziente famigliare era nel programma elettorale della maggioranza: che fine ha fatto adesso? Secondo lei perché non viene introdotto?

Perché si dice che il quoziente famigliare è un costo (la cifra indicata è di circa 8 miliardi): ma a chi costa? La risposta in realtà è “alle famiglie stesse”. Mi spiego: dire che sia un costo, significa ammettere implicitamente che un’ampia fascia di famiglie italiane sta pagando più imposte del necessario per 8 miliardi di euro. In una situazione così delicata per tanti aspetti (in particolare demografico e congiunturale) come quella che stiamo vivendo, avere un’imposta “occulta” che pesa sulle famiglie, soprattutto quelle che hanno reddito dipendente, è una cosa che va al di là del bene e del male.

Mi scusi, ma liberare le famiglie da imposte per 8 miliardi di euro potrebbe permettere di aumentare la loro capacità di spesa. Se nel contempo la tassazione si sposta sui consumi sarebbe anche possibile “recuperare” gli 8 miliardi a cui si rinuncia.

Certamente. E per questo sostengo che il quoziente famigliare (o comunque le politiche fiscali in favore della famiglia) sia un ottimo strumento per favorire la ripresa e lo sviluppo economico: si possono infatti stimolare i consumi in un momento importante come quello attuale. Rinunciare a un’imposta “occulta” potrebbe quindi avere i suoi vantaggi in un periodo relativamente breve.

se volete leggere tutta l'intervista andate sul sito:

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