sabato 29 maggio 2010

welfare. Nuovi importi per l'assegno familiare


welfare 28 maggio 2010
Nuovi importi per l'assegno familiare
L'Inps aggiorna le tabelle, in vigore dal 1 luglio 2010

Con la circolare n. 69 del 26 maggio 2010, l'Inps informa che i livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell'assegno per il nucleo familiare alle diverse tipologie di nuclei sono stati rivalutati.

I nuovi livelli reddituali (in allegato da scaricare), nonché i corrispondenti importi mensili della prestazione, da applicare a partire dal 1 luglio 2010 fino al 30 giugno 2011, sono indicati nelle tabelle allegate alla circolare.

http://www.inps.it/bussola/visualizzadoc.aspx?sVirtuaLURL=/CircolariZIP/circolare%20numero%2069%20del%2026-05-2010_Allegato%20n%201.xls&iIDLink=-1

Figli: non costo ma investimento


La manovra e i bilanci famigliari
Figli: non costo ma investimento

Da 291 a 313 euro, a seconda del reddito della famiglia: ecco quanto costa ogni mese un figlio in Italia, considerando solo le "spese necessarie", alimenti e vestiario indispensabile. Se aggiungiamo le "spese non necessarie" e l’equivalente monetario del tempo di cura, ecco che questa somma oscilla da 714 euro al mese per i redditi più bassi ai 2.302 euro al mese delle famiglie più benestanti. La forbice è larghissima, a dimostrazione che buona parte del peso che i figli hanno sul bilancio familiare dipende dal reddito disponibile e dagli stili di vita.

È il Cisf, Centro internazionale studi famiglia, a stabilirlo, nel suo Rapporto annuale che ha per titolo, appunto "Il costo dei figli": se una famiglia ricca spende per ogni figlio in media 175 euro al mese in paghetta, istruzione, asilo nido e baby sitter, una famiglia a basso reddito scende a 105. Un’altra osservazione: oltre la metà del costo di mantenimento di un figlio (58,9 per cento, per la precisione) nel caso dei redditi più alti, se ne va in «beni non necessari». Contano i redditi e conta anche l’età dei figli: il Rapporto Cisf indica che la spesa minimale per il mantenimento di un figlio dagli 0 ai 3 anni è la metà di quanto costa un ragazzo dagli 11 ai 17 anni (138 euro contro 267 euro al mese in un’area metropolitana del Nord Italia).

Dunque, è vero che i figli costano, ma il costo, tolto uno "zoccolo duro" di consumi primari, è legato soprattutto agli stili di vita. Gadget elettronici, vestiti firmati, divertimenti costosi possono entrare nel calcolo, ma non sono certo essenziali. Il fatto è che possono diventare irrinunciabili. Così spiega il Cisf: «Anche quando arriva la crisi economica, la gran parte delle famiglie non tocca le spese per i figli; i figli continuano a spendere perché hanno adottato il modello consumistico dei genitori; per far fronte a questi stili di vita, i genitori giovani, allora, riducono ancora di più il numero dei figli». La denuncia del Cisf fa riflettere: esiste un legame diretto tra il costo dei figli e il numero dei bambini che si mettono al mondo, laddove però il costo dei figli è valutato solo in senso consumistico e materialistico. In altre parole: quante cose posso garantire a un figlio? O a due figli?

Di certo non è il modello che vivono le famiglie extralarge: loro alla sobrietà sono abituati, e per loro i figli non sono un costo ma un investimento. «Chi sceglie di avere una famiglia numerosa mette al primo posto i valori, e la vita è il primo di essi. Tanti figli, inevitabilmente, ma aggiungo anche felicemente, portano alla sobrietà», commenta Mario Sberna, fondatore e presidente dell’Associazione famiglie numerose. Il ministro Tremonti, nel presentare la manovra da 24 miliardi di euro, che porterà tagli e sacrifici, ha detto che il nostro stile di vita in questi anni è stato al disopra delle nostra capacità. «Non per tutti – interviene Sberna –. Noi, con i nostri tanti figli, siamo qui a dimostrare che ci può essere una sobrietà felice. E i ragazzi imparano la condivisione, la semplicità, l’essenzialità». Dunque, è il messaggio del Cisf, bisognerebbe smettere di parlare dei figli come di un «costo». Piuttosto, di un investimento.

Antonella Mariani
http://www.avvenire.it/Cronaca/Figli+non+costo+ma+investimento_201005280900543100000.htm

giovedì 27 maggio 2010

Matrimonio in Italia: ecco i dati


Matrimonio in Italia: ecco i dati
Calano i matrimoni, in trend di crescita divorzi e separazioni.

Il professor Francesco Beletti.L'Associazione matrimonialisti italiani ha pubblicato di recente un'indagine secondo cui ogni anno, trend costante ormai da diversi anni, vi sono 160.000 nuovi separati e circa 100.000 divorziati a cui fa da contraltare un calo progressivo dei matrimoni: dai 400.000 degli anni '70 ai "soli" 240.000 del 2009.

Ne abbiamo parlato con il prof. Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari e direttore del Cisf, il Centro internazionale di studi per la famiglia.

- Professor Belletti, cosa ci dicono questi dati?
«Le tendenze in effetti sono queste. La tenuta della relazione di coppia è in lenta e costante erosione. Non ci sono cambiamenti drammatici ma è certamente un trend preoccupante. Si pone il problema dell'accompagnamento delle giovani coppie ma anche delle meno giovani per aiutarle ad attraverse le crisi coniugali».

- Quali soluzioni allora?
«A livello ecclesiale direi che è ora di un ripensamento sia sui corsi di preparazione al matrimonio sia sulla preparazione remota, quella che viene proposta quando si è adolescenti, un lavoro più centrato sui sentimenti e sugli affetti. Ma è giusto anche porsi domande sull'accompagnamento della coppia una volta che, sposata, comincia a vivere la propria vita "normale" in casa».

- Esistono già esperienze in questo senso?
«Si, esistono esperienze di cosiddetti "gruppi giovani coppie" legati a movimenti o a singole parrocchie che organizzano dei cammini specifici che fanno della condivisione la loro forza».

- E in caso di crisi della coppia?
«Occorre fare un grosso lavoro sulla mediazione familiare e sulla riconciliazione per cercare di superare la crisi. Direi che a livello sociale c'è oggi purtroppo una grande distrazione. Occorrono più mezzi per aiutare le coppie a restare insieme. I consultori stessi sono attestati sulla mediazione familiare, a valle cioè di una decisione di separazione già di fatto presa. La stessa funzione che dovrebbe svolgere il giudice in sede di separazione, cosa che di rado avviene perchè anche qui tardiva».

-Cosa fare dunque?
«Occorre cambiare cultura, una famiglia che tiene è un bene sociale e non solo una scelta privata. D'altronde il costo anche economico ma soprattutto umano delle separazioni sono enormi. Quindi intervenire con una logica di prevenzione e accompagnamento delle crisi senza violare la libertà di nessuno è una scelta importante anche dal punto di vista sociale. Altrimenti le coppie restano sole e quindi non libere».

- Un altro dato: circa 8000 persone nel 2009 hanno scelto una separazione simulata, figurando cioè solo ufficialmente separate, soprattutto per motivi fiscali, ma di fatto continuando a vivere insieme...
«E' un paradosso del nostro sistema fiscale, che rende più vantaggioso separarsi che restare uniti. La separazione infatti permette di "scaricare" gli alimenti che si danno al coniuge. Invece quelli che si usano per mantenere figli e moglie non sono detraibili e quindi di fatto sono tassati. Il messaggio sociale che si dà attraverso questa scelta di politica fiscale è quindi veramente paradossale: c'è più convenienza fiscale a separarsi. Questo è uno scandalo da denunciare a tutti i politici e a tutti gli operatori del diritto. Di fatto purtroppo non si intravvedono ancora ancora novità all'orizzonte».

- Ma separarsi non crea povertà?
«Certamente, i nuovi poveri sono quelli che si separano. Le donne si ritrovano con meno reddito e con i figli da allevare. Gli uomini pagano gli alimenti e spesso non hanno i soldi per sbarcare il lunario. Per questo stanno nascendo case di accoglienza per padri separati».

- Circa 6000 separati o separandi tornano a vivere in famiglia durante o dopo il processo di separazione per motivi economici, genitoriale o per solitudine...
«Sono il segnale della difficoltà ed eccessiva leggerezza con cui trattiamo queste scelte: il mondo considera le coppie completamente libere di lasciarsi. Invece questi fenomeni ci dicono che di fronte alla fatica e al conflitto si innestano meccanismi che andrebbero affrontati diversamente, aiutando le coppie ad attraversare positivamente la loro crisi e non lasciandole sole».

- E' da leggere in questa chiave anche il fatto che un quinto del totale dei coniugi italiani vivrebbe da "separato in casa" per motivi economici ma anche per "evitare lo scandalo"?
«Mi sembra una percentuale esagerata alla luce del fatto che una vita così è davvero dura. Questo dato mi dà l'idea che la scatola nera della relazione di coppia andrebbe illuminata e aiutata dall'esterno con l'ausilio di altre coppie, delle parrocchie, dei movimenti, dei professionisti: non vanno comunque lasciate sole. Infatti non sempre la coppia riesce a gestire da sola questo tipo di difficoltà. Questa è dunque la nuova emergenza sociale da cui lasciarsi interrogare: come aiutare la normale fatica di "fare coppia"».
http://www.famigliacristiana.it/Famiglia/News/articolo/matrimonio-in-italia-ecco-i-dati.aspx
Stefano Stimamiglio

martedì 25 maggio 2010


"Si eviti suicidio demografico"
Bagnasco: "Politica aiuti le famiglie"

Il cardinale Angelo Bagnasco, a nome dei vescovi italiani, ha aperto i lavori della 61esima assemblea generale della Cei in Vaticano, con un appello affinché si fermi il lento suicidio demografico che sta colpendo l'Italia. "Oltre il cinquanta per cento delle famiglie oggi è senza figli", ha detto Bagnasco. "Urge una politica che sia orientata ai figli - ha aggiunto - che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale".

"L'Italia - ha spiegato Bagnasco - sta andando verso un lento suicidio demografico: oltre il cinquanta per cento delle famiglie oggi è senza figli, e tra quelle che ne hanno quasi la metà ne contemplano uno solo, il resto due, e solamente il 5,1 delle famiglie ha tre o più di tre figli. Sembra inutile evocare scenari preoccupanti, e certo non incoraggiante è ripetere previsioni peraltro già note sotto il profilo sociale e culturale".

Bagnasco si è rivolto direttamente ai politici. "Ci permettiamo di insistere con i responsabili della cosa pubblica affinché pongano in essere iniziative urgenti e incisive: questo è paradossalmente il momento per farlo. Proprio perché perdura una condizione di pesante difficoltà economica, bisogna tentare di uscirne attraverso parametri sociali nuovi e coerenti con le analisi fatte. Il quoziente familiare è l'innovazione che si attende e che può liberare l'avvenire della nostra società".

http://www.tgcom.mediaset.it/politica/articoli/articolo482384.shtml

QUOZIENTE FAMILIARE SIA BASE RIFORMA FISCO


FAMIGLIA:ALEMANNO,QUOZIENTE FAMILIARE SIA BASE RIFORMA FISCO

(ANSA) - PARMA, 21 MAG - "Da Parma arriva un messaggio alla politica nazionale affinché il quoziente familiare sia alla base delle future riforme fiscali". Lo ha spiegato Gianni Alemanno, sindaco di Roma, durante la firma a Parma dell'accordo che ha dato vita a un network di una cinquantina di Comuni italiani a favore della famiglia.

Il messaggio che per il sindaco di Roma parte dalla città emiliana è infatti una sollecitazione "a mettere in rete tutte le esperienze in modo che ogni Comune in Italia possa fare le migliori scelte a favore della famiglia a cominciare dal quoziente familiare". Alemanno ha detto che Roma e Parma lo stanno già facendo e ciò dimostra che "é assolutamente possibile, basta solo avere la volontà politica". A chi gli ha chiesto se questo modo nuovo di approcciare il problema da parte dei Comuni sia una forma di federalismo, Alemanno ha risposto che "sicuramente sì, è un modo di rappresentare la sussidiarietà verticale dei Comuni, che si apre alle famiglie cioé alla sussidiarietà orizzontale". Per Alemanno l'introduzione del quoziente familiare non è un'utopia e si può realizzare anche nei momenti di crisi. "E' sbagliato dire che la crisi fa rinviare le riforme - ha osservato - le crisi devono trovare risposta nelle riforme".

"La riforma fiscale non è di oggi, ma potrebbe essere di un domani molto prossimo - ha aggiunto - noi del network vogliamo che sia improntata non tanto al taglio delle aliquote quanto al quoziente familiare" perché aiutando le famiglie, per il sindaco si è aiuta anche la crescita demografica, e non è un caso, ha concluso, "che il paese europeo che ha dato la miglior risposta alla crisi demografica sia la Francia che dai tempi di De Gaulle ha applicato il principio del quoziente familiare". (ANSA).

lunedì 24 maggio 2010


FAMIGLIA: FEDERCASALINGHE, ITALIA NON E' PAESE PER GIOVANI MAMME

(ASCA) - Roma, 24 mag - ''Questo non e' un paese per giovani e tanto piu' per giovani mamme''. Lo afferma in una nota Federica Rossi Gasparrini Presidente Nazionale Donneuropee-Federcasalinghe, citando i dati del rapporto sullo stato delle madri nel mondo di ''Save the children'', associazione umanitaria presente in 27 paesi, che piazza l'Italia al 18esimo posto di una classifica che premia la qualita' di vita dei bambini e il benessere delle madri e che vede la Norvegia in cima e l'Afghanistan nelle posizioni di fondo.

''I dati non fanno altro che confermare quanto andiamo ripetendo ormai da anni'', afferma, soprattutto per quanto riguarda quelle mamme ''che sono costrette a vivere con 1000 euro al mese e che lo studio colloca in una posizione border-line cioe' di rischio. Rischio condiviso, come ripetiamo da anni, dalla stragrande maggioranza delle donne italiane che sopravvive solo grazie agli aiuti, quando ci sono, dei propri genitori ovvero dei nonni con pesanti ricadute sui bambini''.

''Il rapporto, inoltre - conclude Rossi Gasparrini - si fa ancora piu' drammatico, ammesso che cio' sia possibile - quando affronta l'argomento lavoro: il tasso occupazionale femminile e' infatti di 12 punti piu' basso del dato medio della UE. Il part-time risulterebbe essere praticamente sconosciuto ed iscrivere un bambino all'asilo e' poco meno che impossibile. Tutto cio' fotografa un Paese, il nostro, ben lontano dal traguardo deciso dalla Unione europea che prevedeva, entro il 2010, una copertura minima per il 33% sotto i 3 anni''.

domenica 23 maggio 2010


Famiglia: Italia tra le ultime in Europa nel sostegno ai bambini

Ammontare e distribuzione del supporto pubblico incidono sulla riduzione del rischio di poverta'. Assumendo come linea di poverta' il 60% del reddito mediano del paese, dalla ricerca dell'universita' di Essex emerge che in Italia il 33% dei minorenni sarebbe a rischio poverta' senza supporto pubblico. Questo tasso scende di sette punti percentuali, toccando quota 26%, se si tiene conto del sostegno che lo Stato elargisce sotto forma di assegni familiari Inps e agevolazioni fiscali.
"Questa riduzione - afferma Figari - e' molto minore di quella di altri paesi dell'Ue, se andiamo a vedere per esempio il Regno Unito, notiamo che c'e' un rischio di poverta' maggiore che in Italia, che e' del 37,7%, ma per effetto degli aiuti pubblici alle famiglie si scende al 19,1%, meno che nel nostro paese. Il sistema britannico - continua il ricercatore - e' quindi piu' efficiente del nostro perche' porta a una riduzione di 18,6 punti percentuali".
Stando ai dati della ricerca, in Francia la riduzione dovuta al sostegno pubblico e' del 25,1%, in Ungheria del 23%, in Austria del 18,2%, in Lussemburgo del 17,8%, in Belgio del 15,8%, in Slovenia del 15,2%, in Germania del 14,5%, in Svezia del 13,5%, in Finlandia del 12,9%, in Polonia dell'11,6%, in Estonia del 10,7%, in Danimarca del 10,1%, nei Paesi Bassi dell'8,8%, in Irlanda del 7,3%. Solo in Portogallo, Spagna e Grecia l'effetto positivo del sostegno pubblico e' inferiore che da noi, con valori rispettivamente del 3,1%, del 2,9% e dell'1,5%.
Un'altra peculiarita' del nostro paese e' l'importante ruolo giocato indirettamente dalle pensioni nel sostenere i minori. "La composizione delle famiglie italiane, la presenza dei nonni in casa e la relativa generosita' del nostro sistema pensionistico - spiega Figari - rendono l'ammontare dei trasferimenti pubblici non diretti ai minori superiore a quello concesso per la presenza dei bambini nelle famiglie".
Questo pero' secondo il ricercatore e' un fattore negativo, perche' "anche da un punto di vista monetario si crea un legame tra generazioni che non favorisce processi di mobilita' intergenerazionale".
La ricerca dell'universita' di Essex - alla quale ha partecipato un gruppo di ricercatori universitari per ogni paese (un gruppo di studiosi della Bocconi per l'Italia) - si e' basata su un nuovo modello di microsimulazione fiscale, Euromod, che tiene conto di tutte le forme di supporto monetario per le famiglie con figli: trasferimenti monetari diretti, riduzioni di imposta, supplementi aggiuntivi ad altri trasferimenti (come i sussidi di disoccupazione, l'assistenza sociale e i contributi abitativi) al netto della tassazione.
http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=418216

sabato 22 maggio 2010

I territori amici della famiglia


Territori amici della famiglia

Dall'Alleanza per la famiglia tedesca al Distretto trentino. Modelli ed esperienze a confronto in vista del Piano nazionale della famiglia. Questo il titolo del convegno che si terrà a Trento il 28 maggio, alle 9.30, al Castello del Buonconsiglio, organizza il Progetto sulle politiche delle famiglia della Provincia di Trento. Partecipa, tra gli altri, il sottosegretario Carlo Giovanardi. Sarà uno scambio a tutto campo sulle iniziative per le famiglie messe in campo a livello nazionale ed internazionale.

Sarà il Trentino "Amico della famiglia" ad ospitare l'importante appuntamento al Castello del Buonconsiglio. Un confronto aperto allo scambio di esperienze, in cui la Provincia di Trento porterà il proprio contributo con il Libro Bianco e con i Piani di interventi sulla famiglia già dal 2004. Tra i relatori figurano illustrri studiosi e rappresentanti delle istituzioni. E' previsto l'intervento del docente universitario e direttore dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia Pierpaolo Donati, autore del libro "Il costo dei figli. Quale welfare per le famiglie?". Poi: Matteo Bonifacio della Commissione Europea, Roberto Marino, capo dipartimento politiche della famiglia del ministero, Remo Sernagiotto, assessore regionale del Veneto, Mario Sberna, presidente associazioni famiglie numerose. E ancora: Anne-Kathrin Kaelcke, commissario per l'Europa e le politiche della famiglia della Germania, Remo Sernagiotto, assessore regionale veneto, Lorenzo Dellai e Ugo Rossi per la Provincia di Trento. Modera il dibattito Laura La Porta del Sole 24Ore.

Per informazioni e per registrarsi: Sportello famiglia del Coordinamento politiche familiari della Provincia di Trento, via Jacopo Aconcio 5, 38122 Trento. Tel. 0461 493144. E-mail: sportello.famiglia@provincia.tn.it. Internet: http://wwwtrentinofamiglia.it

PARMA, BARI, ROMA, VARESE: NASCE IL NETWORK DELLA FAMIGLIA


PARMA, BARI, ROMA, VARESE: NASCE IL NETWORK DELLA FAMIGLIA

Dopo il Quoziente Parma, il capoluogo emiliano premio 2009 come "citta (più ) amica della famiglia " secondo ANFN, continua il suo lavoro di apripista nel campo delle politiche familiari. Di oggi la notizia che insieme a Roma, Bari e Varese, ,ha costruito il primo network italiano per la famiglia.
Allo studio "una fiscalità locale a misura di famiglia (rimodulazioni del sistema di tariffazione e accesso a tutti i servizi comunali); cantierizzazione di meccanismi di presidio delle scelte comunali secondo una prospettiva “family friendly” (per esempio Agenzie con delega alla Famiglia, quali organismi trasversali e interassesorili garanti di una politica di governo della città nella sua interezza a “misura di famiglia”); lo studio di strategie di valorizzazione del ruolo sussidiario non solo del nucleo famigliare ma anche delle associazioni del privato sociale all’interno del welfare locale; la promozione a livello nazionale di un fisco a misura di famiglia." Vedi articolo de Il Sussidiario.net
http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=87723

venerdì 21 maggio 2010

Modello 730, i bonus per la famiglia: asili, scuola e attività sportive


Modello 730, i bonus per la famiglia:asili, scuola e attività sportive

ROMA (15 maggio) - La denuncia dei redditi è l’occasione giusta per sfruttare i piccoli sconti previsti per i figli, a patto che questi siano a carico e cioè abbiano avuto nel 2009 un reddito globale non superiore a 2.841 euro. E il fisco strizza l’occhio soprattutto a chi sceglie la cultura e non trascura lo sport.

Asili nido. I genitori dei bimbi che vanno al nido possono detrarre dall’Irpef il 19% della retta pagata. Lo sconto va calcolato su un massimo di 632 euro per ogni fanciullo di età compresa fra 3 mesi e 3 anni (beneficio massimo per ciascun figlio: 19% di 632 euro, cioè 120 euro). Sono agevolabili sia le rette pagate per asili nido pubblici che per quelli privati. Per documentare la spesa sostenuta, basta conservare la fattura, il bollettino bancario o postale o la ricevuta di pagamento.

Liceo e università. Per i più grandi, ono detraibili al 19% le spese pagate nel 2009 per frequentare corsi di istruzione secondaria e universitaria (inclusi i corsi specializzazione e perfezionamento, come i master universitari). Si possono detrarre anche le iscrizioni fuori corso e le rette per istituti privati e stranieri, a patto che queste non superino le tasse previste negli istituti statali italiani (vedi approfondimento). Sono detraibili nella misura del 19% anche i contributi versati per partecipare alla prova di preselezione necessaria per accedere ai corsi universitari.

Universitari fuori sede. Chi studia ad almeno 100 Km da casa, in una provincia diversa e paga l’affitto, può detrarre il 19% del canone di locazione, da calcolare, però, su un tetto massimo di 2.633 euro (risparmio massimo: 500 euro l’anno).Per il calcolo dei 100 Km è possibile riferirsi alla distanza chilometrica più breve tra il Comune di residenza e quello in cui ha sede l'università, calcolata sulla base di una qualsiasi via di comunicazione esistente, ad esempio ferroviaria o stradale. Lo sconto spetta allo studente se ha un reddito, oppure ai genitori, se è a carico.

Riscatto della laurea. E’ possibile detrarre al 19% anche i contributi per il riscatto del corso di laurea di familiari fiscalmente a carico che non hanno ancora iniziato a lavorare e non sono iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza. Se i contributi riguardano il contribuente che ha un reddito sul quale sono dovute imposte, l’importo pagato, invece, è deducibile dal reddito complessivo di quest’ultimo (il risparmio è maggiore).

Attività sportive. I genitori di ragazzi dai 5 ai 18 anni (anche se compiuti nel 2010), possono detrarre il 19% dell’iscrizione annuale e dell’abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine e altre strutture per la pratica sportiva dilettantistica, fino a un massimo di 210 euro a figlio (riferito alla spesa globale sostenuta da entrambi i genitori).

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=101983&sez=HOME_NOSTRISOL

mercoledì 12 maggio 2010

Fisco/ Cei: Famiglia trascurata nonostante proclami di politica


Fisco/ Cei: Famiglia trascurata nonostante proclami di politica

Roma, 10 mag. (Apcom) - "L'iniquità con la quale le politiche fiscali e sociali degli ultimi cinquant'anni hanno trattato le famiglie con figli può certamente annoverarsi tra i tanti paradossi italiani": così la Cei nel documento preparatorio delle Settimane sociali dei cattolici. "A dispetto di un'abbondante retorica profusa da tutti gli schieramenti politici e nonostante la moltiplicazione di evidenti segnali di difficoltà da parte delle famiglie italiane - si legge nel documento - gli aiuti pubblici a genitori e figli sono sempre stati centellinati e continuano a esserlo: esigue le agevolazioni fiscali, poco più che simboliche per una famiglia a medio reddito; modesti e non uniformemente distribuiti sul territorio i servizi per l'infanzia (asili nido, ecc.); più in generale, poco amichevole - quando non addirittura ostile - il clima nei confronti delle famiglie con figli, nello spazio pubblico e nel mondo del lavoro".

L'Ocse: Italia maglia nera per i salari

L'Ocse: Italia maglia nera per i salari
Il nostro Paese resta al 23esimoposto della classifica: meglio dinoi pure Grecia, Irlanda e Spagna

Italia al palo: i salari restano tra i più bassi tra i Paesi Ocse. I nostri stipendi medi risultano al ventitreesimo posto della classifica, con il 16,5% in meno rispetto alla media Ocse, sia nel caso di lavoratori single che nel caso di lavoratori con famiglia. Classifica alla rovescia invece per il peso di tasse e contributi: con il 46,5% l’Italia sale al sesto posto dei Paesi dove il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto il lavoratore effettivamente incassa, è più alto. A diffondere i dati è stata oggi l’Ocse nel rapporto annuale ’Taxing Wages’, che conferma una situazione che è così da anni.Il salario annuale netto del lavoratore medio è in Italia di 22.027 dollari, contro i 26.395 della media Ocse, i 28.454 della Ue a 15 e i 25.253 della Ue-19. La classifica riguarda il salario netto annuale medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. È calcolato in dollari e a parità di potere d’acquisto. Se si guarda alla classifica del guadagno medio di un lavoratore con famiglia, unico percettore di reddito con a carico coniuge e due figli, il reddito netto degli italiani sale a 26.470 euro ma resta inchiodato, anche in questo caso, al 23/o posto della classifica Ocse. I salari netti italiani sono mediamente inferiori non solo a quelli di Paesi come Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, ma anche agli stipendi di altri Paesi europei che sembrerebbero in maggiori difficoltà economiche, come Grecia, Irlanda e Spagna. Gli stipendi risultano però più generosi rispetto a quelli dei Portoghesi, Polacchi, Ungheresi. In coda alla classifica i Messicani. Il carico di tasse e contributi sui salari italiani è meno pesante se il lavoratore ha famiglia e, dal 2008 al 2009, «la preferenza fiscale per le famiglie è cresciuta in quindici Paesi Ocse» tra i quali figura l’Italia.Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale, è in Italia al 46,5%. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l’Italia è al sesto posto per tassazione sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di imposte e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve calo (-0,03%). Bisogna «aumentare la produttività e scalare le tasse» per «dare al salario italiano una sua giusta dimensione», ha commentato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. «Da mesi chiediamo al governo - ha detto il segretario confederale della Cgil Agostino Megale - un piano triennale di riforma fiscale per ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni». Per Antonio Foccillo, segretario confederale Uil, «la questione dell’ attuale potere d’acquisto di salari e pensioni è obiettivamente penalizzante non solo per le famiglie, ma anche per l’economia, e il basso livello dei consumi lo testimonia».

sabato 8 maggio 2010


Tariffe, boom rincari in 5 anni - Impennata record per quelle locali

ROMA - Dalle poste ai pedaggi autostradali, dai trasporti al canone tv: è boom di rincari per le tariffe pubbliche. L'Osservatorio prezzi e mercati di Unioncamere, ha infatti elaborato nuovi dati secondo i quali le tariffe postali sono rincarate del 13% circa, quelle autostradali del 15%, quelle ferroviarie del 26%, mentre per i trasporti marittimi l'impennata è stata di oltre il 38%. Tirando le somme, l'aumento registrato nel 2009 porta l'incremento complessivo delle tariffe pubbliche negli ultimi cinque anni al più 15%.

Tariffe locali. Ma ad aumentare in maggior misura sono le tariffe locali: tra il 2005 e il 2009, per i rifiuti solidi urbani il rincaro è stato del 29,1% e del 4,5% lo scoro anno. Per l'acqua potabile invece il rialzo è stato del 31,8% nel quinquennio e del 7,6% solo 2009.Gli aumenti sono dovuti alla tendenza a portare le tariffe a livelli compatibili con la totale copertura dei costi del servizio, "secondo un processo di ristrutturazione che - stando a quanto riferito dall'Unioncamere - implica per il settore dei rifiuti il passaggio dalla tassa (Tarsu) alla tariffa (Tia), e per quello dell'idrico il passaggio al Metodo normalizzato previsto dalla legge Galli. E' evidente - denuncia l'associazione - che questi aumenti contribuiscono a erodere il potere d'acquisto delle famiglie e ad accrescere i costi che gravano sui bilanci delle imprese, in particolare piccole e medie: una maggiore moderazione in questo senso sarebbe auspicabile, soprattutto in una fase come quella attuale in cui gli equilibri economico-finanziari degli uni e degli altri sono già messi a dura prova dalla debolezza del mercato del lavoro e dall'aumento delle materie prime".
Rispetto a Eurolandia. E in Italia, l'andamento dei rincari è superiore alla media europea e a quello degli altri Paesi. Il prezzo dei servizi finanziari (più 89,9%), comparto nel quale rientrano anche quelli bancari, viaggia a un ritmo doppio rispetto a Eurolandia, dove l'aumento è del 43%, e quadruplo rispetto alla Francia (più 22,2%). In Germania l'aumento è del 31%, mentre nel Regno Unito si registra addirittura un calo (meno 22%). Peggio dell'Italia va soltanto la Spagna (più 97,2%). Rincari record anche per gli affitti: il più 49% dell'Italia è secondo solo al più 72,9% della Spagna e superiore al più 28,1% della media, mentre tutti gli altri registrano aumenti molto più contenuti (appena più 16,7% la Germania). L'acqua potabile è invece cresciuta del 68,4% contro il 41% di Eurolandia, i rifiuti del 68,3% (più 55,4% in Europa), l'elettricità del 36,2% (più 31,9%), i trasporti marittimi dell'86,2% (più 47,2%) e i servizi postali del 37,6% (più 27,3%).
Assicurazioni. Dal 1996 al 2009 i prezzi delle assicurazioni in Italia sono aumentati del 131,3%, contro il più 35,3% della zona euro. A certificare la galoppata di Rc auto e altri prodotti assicurativi è il Quaderno dei prezzi del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia relativo a dicembre 2009.

Shopping. Anche per il classico shopping in Italia la spesa è aumentata ben più che altrove: per l'abbigliamento si registra un rincaro del 22,4%, che è più del doppio dell'aumento europeo (più 8,9%); il più 29,8% delle calzature si confronta con il più 18,1% di Eurolandia; per i libri in Italia si spende il 34,2% in più, contro il più 24,6% dell'eurozona. Molto minore è invece il distacco nel carrello della spesa: gli alimentari dal 1996 a oggi sono aumentati del 32,6% in Italia e del 30% in Europa.

Benzina. Si registrano invece aumenti inferiori alla media della zona euro nel caso della benzina: la voce carburanti e lubrificanti in Italia è cresciuta del 36,1%, meno degli aumenti registrati in tutti gli altri Paesi presenti nello studio e anche meno della media europea (più 54,9%).


Famiglia, nasce l’AgenziaServizi e tariffe su misura
I costi dipenderanno da un quoziente famigliare Il neo assessore Ferrazzi:«conterà il fattore-figli»

VENEZIA — Un’Agenzia per la Famiglia. E un «quoziente familiare» a cui il Comune dovrà fare riferimento nella tariffazione dei servizi, a partire dai trasporti. Comincia da qui il piano strategico del neo assessore Andrea Ferrazzi a sostegno delle famiglie del comune di Venezia. «Faremo politiche familiari evitando approcci ideologici—dice l'assessore alle Politiche educative, Sport e, appunto, Politiche per la Famiglia — è evidente che in momenti di crisi economica dobbiamo fare di tutto perché la gente non si senta sola e rafforzare la rete di solidarietà: in questi momenti bisogna aumentare la spesa, non tagliarla ».
Soprattutto se a tavola raduni una famiglia numerosa: «Agiremo sulla tariffazione dei servizi—dice Ferrazzi — bisogna continuare a seguire il criterio dell'Isee, che va potenziato assieme al criterio del Quoziente Familiare. Molto laicamente — continua — dobbiamo sviluppare politiche che rafforzino la rete intorno alla famiglia, per questo per la prima volta il Comune di Venezia ha un assessorato alle Politiche per la Famiglia e un istituto che si chiamerà Agenzia per la Famiglia».

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