mercoledì 7 luglio 2010

Attenti all'Isee: non sempre fa giustizia


Attenti all'Isee: non sempre fa giustizia
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L’Isee (Indicatore di Situazione economica equivalente) strumento di giustizia? Da un'analisi attenta può risultare piuttosto un calcolo penalizzante in certe situazioni familiari: le più diffuse. Vediamo perché.
Ai fini del calcolo dell'Isee, vanno conteggiati entrambi i coniugi, anche se hanno residenze diverse, insieme ai figli e ad altri familiari conviventi. Lo stesso non avviene nel caso in cui mamma e papà siano solo conviventi e abbiano mantenuto le residenze originarie. Anzi, risulta un nucleo composto da ragazza madre e figlio/i, con tutti i benefici del caso. L'«emersione» della famiglia, attraverso il matrimonio, non paga affatto.
Bisogna guardarsi bene, poi, dall'accudire in casa un genitore anziano, se beneficiario di pensione. Perché in questo caso il suo reddito viene sommato agli altri redditi familiari, ai fini della determinazione dell'Isee. «Avere i nonni a casa», chiosa Silvano Brusadin, «è un peso e non, come viene inteso socialmente, un premio». Pesa anche, perché innalza l'Isee, la casa d'abitazione (esclusa tuttavia dalla tassazione in sede Irpef). Per non dire di altre incongruenze, come i rendimenti derivanti dal patrimonio mobiliare: quest'anno avrebbero dovuto fruttare un guadagno del 4,32%. In quale banca, con quale Bot, con quale fondo? L'Isee, in pratica, considerando queste voci premia chi non risparmia.
La proposta che avanza il commercialista pordenonese è semplice: rovesciare il sistema di calcolo dell'Isee e non partire dai genitori con il loro reddito, ma dai figli: genitori sposati, conviventi e separati finirebbero almeno sullo stesso piano.

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