L'Italia muore. E nessuno dice niente
Per una volta sono d’accordo con Marco Travaglio: in Italia i fatti scompaiono; tutti a parlare dell’iscrizione nel registro degli indagati di Tizio, del rinvio a giudizio di Caio, delle curiose abitudini sessuali di Sempronio. E nessuno che si sia preso la briga, tra i nostri parlamentari e giornalisti, di soffermarsi sulla più grave notizia di queste ultime settimane: dopo qualche anno positivo, la natalità italiana è tornata a calare. Il fenomeno fotografato dalle ultime statistiche Istat è a dir poco allarmante: i nati, l’anno scorso, sono stati 6.750 meno di quelli dell’anno precedente. Una catastrofe. Che si fa ancor più drammatica se si considera l’impennata – la più alta dal Dopoguerra – del numero delle morti, che nel 2009 sono state 588.000 mila. Un conteggio, assicurano avviliti gli esperti, destinato a crescere in un popolo di 60.370.000 persone che non fa figli ed invecchia alla grande: solo dal 2008 al 2009 si è registrato un aumento di 113.000 persone aventi più di 65 anni.
Numeri che toglierebbero il sonno a chiunque. Tranne ai politici e giornalisti italiani, impegnati in processi sommari e moviole calcistiche, due facce di un’unica medaglia: quella paradossale di un Paese che tollera e foraggia coi soldi dei contribuenti decine di migliaia di aborti ma fa poco o nulla di concreto per sostenere la natalità. E’ una critica politica ma soprattutto culturale, perché se i parlamentari sono quelli che sono e perdono tempo in stupidaggini e questioni private, la colpa è anche nostra e dei nostri giornalisti. Nostra perché, salvo lodevoli eccezzioni, abbiamo i governanti che ci meritiamo e perché - al di là di quanto pensa qualche anima bella – il Paese reale non è sempre molto meglio (e neanche molto peggio, per fortuna) di quello che vediamo in Parlamento; dei giornalisti perché non è affatto vero che questi sono o debbono essere semplici “cani da guardia”. Sono molto di più in quanto, spesso, autori occulti della discussione pubblica, coloro che, coi loro scoop e le loro inchieste, fissano o quanto meno condizionano la scelta delle priorità di quell’opinione pubblica che, per dirla con Jean Baudrillard, è la vera regina del mondo.
In parole povere, possiamo star certi che se i giornalisti, a destra come a sinistra, la smettessero di gridarsi addosso e di fare i martiri, e iniziassero a denunciare in modo martellante - possibilmente con lo stesso entusiasmo col quale denunciano le scappatelle di questo o di quel parlamentare – la necessità di sostegni alla natalità farebbero un doppio miracolo: aprirebbero gli occhi al popolo italiano e anche quelli di molti suoi governanti. In Germania è successo: sostenendo economicamente la famiglia, dopo ben 17 anni, nel 2007, la storica media di 1,33 bambini per donna nella fascia di età da 15 a 45 anni è salita a 1,4. Non è moltissimo, ma è pur sempre un passo avanti. Che, almeno per ora, noi ci possiamo solo sognare.
Numeri che toglierebbero il sonno a chiunque. Tranne ai politici e giornalisti italiani, impegnati in processi sommari e moviole calcistiche, due facce di un’unica medaglia: quella paradossale di un Paese che tollera e foraggia coi soldi dei contribuenti decine di migliaia di aborti ma fa poco o nulla di concreto per sostenere la natalità. E’ una critica politica ma soprattutto culturale, perché se i parlamentari sono quelli che sono e perdono tempo in stupidaggini e questioni private, la colpa è anche nostra e dei nostri giornalisti. Nostra perché, salvo lodevoli eccezzioni, abbiamo i governanti che ci meritiamo e perché - al di là di quanto pensa qualche anima bella – il Paese reale non è sempre molto meglio (e neanche molto peggio, per fortuna) di quello che vediamo in Parlamento; dei giornalisti perché non è affatto vero che questi sono o debbono essere semplici “cani da guardia”. Sono molto di più in quanto, spesso, autori occulti della discussione pubblica, coloro che, coi loro scoop e le loro inchieste, fissano o quanto meno condizionano la scelta delle priorità di quell’opinione pubblica che, per dirla con Jean Baudrillard, è la vera regina del mondo.
In parole povere, possiamo star certi che se i giornalisti, a destra come a sinistra, la smettessero di gridarsi addosso e di fare i martiri, e iniziassero a denunciare in modo martellante - possibilmente con lo stesso entusiasmo col quale denunciano le scappatelle di questo o di quel parlamentare – la necessità di sostegni alla natalità farebbero un doppio miracolo: aprirebbero gli occhi al popolo italiano e anche quelli di molti suoi governanti. In Germania è successo: sostenendo economicamente la famiglia, dopo ben 17 anni, nel 2007, la storica media di 1,33 bambini per donna nella fascia di età da 15 a 45 anni è salita a 1,4. Non è moltissimo, ma è pur sempre un passo avanti. Che, almeno per ora, noi ci possiamo solo sognare.
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