Vacanze a dismisura di famiglia
Tra crisi economica e mancanza di investimenti a tutti i livelli, per i nuclei familiari è sempre più difficile concedersi un po’ di relax.
Anche quest’anno le famiglie italiane hanno speso meno per le loro vacanze. È quanto si leggeva qualche giorno fa sulle colonne del Sole 24 Ore. Responsabile della decurtazione che ha investito le strutture turistiche quella onnipresente crisi economica che, nonostante i ripetuti annunci di una imminente ripresa, sembra non volerci più abbandonare. Responsabile, però, anche l’anomalia di un paese civile che continua a rivelarsi assai poco attento alle esigenze della famiglia, anche quando essa va in vacanza.
Si pensi alle prenotazioni per una stanza d’albergo. “Buongiorno, avreste una stanza per cinque? Sì, cinque: io, mia moglie e i miei tre figli”. “Come, avrebbe solo una stanza matrimoniale al secondo piano e una tripla al decimo? Ma il più grande dei miei figli ha nove anni”. “Altrimenti una stanza da quattro e un quinto lettino aggiunto, dice? E il lettino dove? Vicino alla vasca da bagno?”.
Non va meglio negli stabilimenti balneari: un ombrellone e due sdraio costano dai 10 ai 25 euro. Poi ti ritrovi un figlio a leggere il suo libro su una sdraio, un secondo figlio a fare le parole crociate sull’altra, la mamma incassata fra le sdraio nell’ultimo residuo d’ombra e il papà sulla riva a fare i castelli di sabbia. Per non parlare, non dico del cane, ma dei gelati. Ripenso ai ghiaccioli della mia infanzia a cinquanta lire. Oggi si acquista un cono confezionato a oltre due euro, il nuovo Bubble Bang a quattro euro, altrimenti una coppa al tavolo intorno ai 12. “Papà, dicono i soliti tre figli, possiamo andare a prendere un gelato?”. “Certo, risponde il genitore, aspetta che ti firmo l’assegno”.
Qualcuno prova a tener conto della famiglia media italiana: una riduzione del 20 per cento sul secondo figlio, del 30 per cento sul terzo (che, statistiche alla mano, raramente c’è). In pratica un single spende 10 euro, una famiglia di cinque persone 45 euro, con lo stesso stipendio o tutt’al più raddoppiato, col diritto a uno spazio ridotto, col tacito avvertimento di non disturbare troppo. È naturale che quando una famiglia con tre figlia passeggia (nel centro commerciale, la domenica), le dolci vecchiette la fermino per complimentarsi. “Tutti suoi? Che coraggio, signora”. Il marito, ovviamente, più che il padre di quelle tre creaturine è un quarto impiccio per la moglie.
Certo, la crisi ha gettato la sua ombra lunga sulle vacanze di tutti gli italiani, ma le famiglie sono oltremodo penalizzate. Tutti lo dicono, soprattutto in campagna elettorale. Pochi fanno qualcosa per agevolarle. E la disattenzione non è solo dei politici.
Tra crisi economica e mancanza di investimenti a tutti i livelli, per i nuclei familiari è sempre più difficile concedersi un po’ di relax.
Anche quest’anno le famiglie italiane hanno speso meno per le loro vacanze. È quanto si leggeva qualche giorno fa sulle colonne del Sole 24 Ore. Responsabile della decurtazione che ha investito le strutture turistiche quella onnipresente crisi economica che, nonostante i ripetuti annunci di una imminente ripresa, sembra non volerci più abbandonare. Responsabile, però, anche l’anomalia di un paese civile che continua a rivelarsi assai poco attento alle esigenze della famiglia, anche quando essa va in vacanza.
Si pensi alle prenotazioni per una stanza d’albergo. “Buongiorno, avreste una stanza per cinque? Sì, cinque: io, mia moglie e i miei tre figli”. “Come, avrebbe solo una stanza matrimoniale al secondo piano e una tripla al decimo? Ma il più grande dei miei figli ha nove anni”. “Altrimenti una stanza da quattro e un quinto lettino aggiunto, dice? E il lettino dove? Vicino alla vasca da bagno?”.
Non va meglio negli stabilimenti balneari: un ombrellone e due sdraio costano dai 10 ai 25 euro. Poi ti ritrovi un figlio a leggere il suo libro su una sdraio, un secondo figlio a fare le parole crociate sull’altra, la mamma incassata fra le sdraio nell’ultimo residuo d’ombra e il papà sulla riva a fare i castelli di sabbia. Per non parlare, non dico del cane, ma dei gelati. Ripenso ai ghiaccioli della mia infanzia a cinquanta lire. Oggi si acquista un cono confezionato a oltre due euro, il nuovo Bubble Bang a quattro euro, altrimenti una coppa al tavolo intorno ai 12. “Papà, dicono i soliti tre figli, possiamo andare a prendere un gelato?”. “Certo, risponde il genitore, aspetta che ti firmo l’assegno”.
Qualcuno prova a tener conto della famiglia media italiana: una riduzione del 20 per cento sul secondo figlio, del 30 per cento sul terzo (che, statistiche alla mano, raramente c’è). In pratica un single spende 10 euro, una famiglia di cinque persone 45 euro, con lo stesso stipendio o tutt’al più raddoppiato, col diritto a uno spazio ridotto, col tacito avvertimento di non disturbare troppo. È naturale che quando una famiglia con tre figlia passeggia (nel centro commerciale, la domenica), le dolci vecchiette la fermino per complimentarsi. “Tutti suoi? Che coraggio, signora”. Il marito, ovviamente, più che il padre di quelle tre creaturine è un quarto impiccio per la moglie.
Certo, la crisi ha gettato la sua ombra lunga sulle vacanze di tutti gli italiani, ma le famiglie sono oltremodo penalizzate. Tutti lo dicono, soprattutto in campagna elettorale. Pochi fanno qualcosa per agevolarle. E la disattenzione non è solo dei politici.
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