Vi invio la prefazione Antonio Sciortino (Famiglia Cristiana)al nuovo libro di Francesco Belletti (presidente del Forum Nazionale delle associazioni famigliari) dal titolo Ripartire dalla Famiglie edizioni Paoline che trovate il libreria in questi giorni.
Da consigliare o regalare ai politici o amministratori locali.
Da consigliare o regalare ai politici o amministratori locali.
Capitale familiare
Se sta bene la famiglia cresce il paese. E non bastano briciole di Finanziaria
In un momento di crisi quale quello che stiamo vivendo, non solo economica ma, ancor di più, etica e morale, se c’è un punto cui è possibile ancorarci è la famiglia. Pur con tutti i suoi problemi, che sono tanti. Se però, oggi, il paese sta in piedi, dobbiamo dire grazie alla famiglia, che è rimasta il miglior «ammortizzatore sociale» delle principali inefficienze sociali e istituzionali. La famiglia, infatti, si fa carico della grave mancanza di lavoro dei giovani (in sei regioni d’Italia più del 30 per cento sono disoccupati); si prende cura delle persone con disabilità (sette casi su dieci sono a totale carico familiare, senza aiuti istituzionali); assiste gli anziani, sempre più numerosi e bisognosi d’attenzione, che un tempo erano una risorsa per le nuove generazioni, mentre ora pesano sui bilanci familiari.
Ciò nonostante, la politica ignora la famiglia e non le riconosce quel ruolo pubblico e gli aiuti necessari perché possa svolgere al meglio il proprio ruolo nell’educazione dei figli. Che non sono un bene privato, ma rappresentano il futuro e la speranza di un paese. La famiglia non chiede l’elemosina allo Stato o le briciole che avanzano dalla Finanziaria, dopo che i politici si sono spartiti il «tesoro». Richiede quel che è un suo diritto, così com’è previsto dalla nostra Carta costituzionale («La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo», articolo 31).
Troppo presto, in tanti hanno suonato le campane a morto per la famiglia d’oggi, oggetto di pesanti attacchi concettuali ed etici, nonché priva di politiche familiari strutturali e durature, che non sono certo quei provvedimenti saltuari e sporadici, tipo «bonus», «social card» o «una tantum» con cui i politici pensano di metterla a tacitare. L’Italia dedica alle politiche familiari solo l’1,1 per cento della propria ricchezza (Pil), a fronte della Francia e della Germania che investono rispettivamente il 2,5 e il 3,4 del loro prodotto interno lordo.
In un paese con il più basso tasso di natalità al mondo, l’Italia non è in grado di invertire questa tendenza, che i vescovi, di recente, hanno definito «suicidio demografico». Che avvia il paese a un lento, ma inesorabile declino, senza più futuro e speranza. La piramide della popolazione s’è, terribilmente, rovesciata.
Le proiezioni statistiche ci dicono che, nel 2050, il divario tra gli anziani e i super anziani (oltre gli 85 anni) sarà macroscopico: quasi 21 milioni di vecchi e solo 8 milioni di giovani. Un paese così non può davvero stare in piedi. E, allora, di che cosa si occupano i nostri politici, se questa prospettiva non sembra sfiorarli, tanto meno inquietarli?
Eppure, la famiglia è uno di quei temi che non ha colore politico. Appartiene a tutti, perché non è di destra, né di centro, né di sinistra. Se sta bene la famiglia, sta bene il paese. Se cresce la famiglia, cresce anche il paese. La famiglia ha tanti problemi, ma non è «il problema» del paese. Anzi, come dimostrano tante ricerche, essa è una vera «risorsa». Da riscoprire. Perché investire sulla famiglia, anche se costa e ci vogliono soldi veri, è il migliore investimento che il paese può fare. Non si può dire alle famiglie di spendere per far ripartire i consumi, se nelle loro tasche non si lascia neppure un centesimo. Non è invenzione della stampa che, ormai, per la spesa non arrivano più alla terza settimana del mese...
La famiglia (e Belletti ne parla in questo libro, rifacendosi ai Rapporti del Cisf) è un vero capitale umano, sociale e anche economico. L’esperienza dimostra che, in questa grave crisi, le nazioni che meglio e prima ne stanno uscendo sono proprio quelle che hanno adottato politiche familiari strutturali, degne di questo nome.
Sia pure svillaneggiata e irrisa da giornali e tv, che mettono in scena una «famiglia mediatica» (le «allegre famigliole allargate» dove non si capisce chi sono i genitori, i fratelli o gli zii), facendo calare, invece, una spirale del silenzio su venti milioni di famiglie fondate sul matrimonio, la cosiddetta famiglia tradizionale non è affatto da rottamare. Tanto meno è qualcosa che riguarda i nostri nonni e il passato. (...)
A ogni passaggio elettorale i politici hanno promesso di tutto e di più alla famiglia. Almeno a parole, l’annoverano non tra i costi, ma tra le risorse del paese, annunciando piani nazionali a favore della vita e della maternità. L’hanno ribadito al Family Day, che ha visto riunite a Roma un milione di famiglie. Nei fatti, però, non ci sono impegni concreti, atti amministrativi e leggi che migliorino le condizioni di vita delle famiglie più fragili e con più figli. Anzi, il fisco continua a essere poco equo, perché ignora la composizione del nucleo familiare. A parità di reddito, un single e una famiglia numerosa pagano le stesse tasse. E questo non è giusto. Occorre una «politica orientata ai figli», con reti di protezione e sostegno, che non costringano le donne a dover, drammaticamente, scegliere tra la maternità e il lavoro. (...)
Tutti parlano «della» famiglia e «sulla » famiglia, forse è tempo di dare la parola «alla» famiglia. E di non abusare più della sua pazienza, scaricandole addosso i pesi del nostro malessere sociale.
Nessuno può sostituirsi a essa come interlocutore al tavolo della politica, quando si trattano problemi che la riguardano. Il Forum delle Associazioni familiari (che rappresenta più di cinquanta enti e organismi, di cui Francesco Belletti è presidente) deve far sentire, ancor di più, la propria voce a difesa e a sostegno della famiglia. (...)
È tempo, allora, di «rimboccarci le maniche», come invita a fare Francesco Belletti. E di schierarci non tra i «profeti della morte», ma tra i «difensori» della famiglia. Con intelligenza, caparbietà e ottimismo. Nonostante tutto. Occorre davvero «ripartire dalla famiglia», come dice il titolo di questo bel libro. E metterla al centro dell’attenzione e del dibattito del paese. Solo così potremo guardare con più speranza e fiducia al futuro.
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/121325/capitale_familiare
*L'autore è il direttore di “Famiglia Cristiana” Antonio Sciortino
Se sta bene la famiglia cresce il paese. E non bastano briciole di Finanziaria
In un momento di crisi quale quello che stiamo vivendo, non solo economica ma, ancor di più, etica e morale, se c’è un punto cui è possibile ancorarci è la famiglia. Pur con tutti i suoi problemi, che sono tanti. Se però, oggi, il paese sta in piedi, dobbiamo dire grazie alla famiglia, che è rimasta il miglior «ammortizzatore sociale» delle principali inefficienze sociali e istituzionali. La famiglia, infatti, si fa carico della grave mancanza di lavoro dei giovani (in sei regioni d’Italia più del 30 per cento sono disoccupati); si prende cura delle persone con disabilità (sette casi su dieci sono a totale carico familiare, senza aiuti istituzionali); assiste gli anziani, sempre più numerosi e bisognosi d’attenzione, che un tempo erano una risorsa per le nuove generazioni, mentre ora pesano sui bilanci familiari.
Ciò nonostante, la politica ignora la famiglia e non le riconosce quel ruolo pubblico e gli aiuti necessari perché possa svolgere al meglio il proprio ruolo nell’educazione dei figli. Che non sono un bene privato, ma rappresentano il futuro e la speranza di un paese. La famiglia non chiede l’elemosina allo Stato o le briciole che avanzano dalla Finanziaria, dopo che i politici si sono spartiti il «tesoro». Richiede quel che è un suo diritto, così com’è previsto dalla nostra Carta costituzionale («La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo», articolo 31).
Troppo presto, in tanti hanno suonato le campane a morto per la famiglia d’oggi, oggetto di pesanti attacchi concettuali ed etici, nonché priva di politiche familiari strutturali e durature, che non sono certo quei provvedimenti saltuari e sporadici, tipo «bonus», «social card» o «una tantum» con cui i politici pensano di metterla a tacitare. L’Italia dedica alle politiche familiari solo l’1,1 per cento della propria ricchezza (Pil), a fronte della Francia e della Germania che investono rispettivamente il 2,5 e il 3,4 del loro prodotto interno lordo.
In un paese con il più basso tasso di natalità al mondo, l’Italia non è in grado di invertire questa tendenza, che i vescovi, di recente, hanno definito «suicidio demografico». Che avvia il paese a un lento, ma inesorabile declino, senza più futuro e speranza. La piramide della popolazione s’è, terribilmente, rovesciata.
Le proiezioni statistiche ci dicono che, nel 2050, il divario tra gli anziani e i super anziani (oltre gli 85 anni) sarà macroscopico: quasi 21 milioni di vecchi e solo 8 milioni di giovani. Un paese così non può davvero stare in piedi. E, allora, di che cosa si occupano i nostri politici, se questa prospettiva non sembra sfiorarli, tanto meno inquietarli?
Eppure, la famiglia è uno di quei temi che non ha colore politico. Appartiene a tutti, perché non è di destra, né di centro, né di sinistra. Se sta bene la famiglia, sta bene il paese. Se cresce la famiglia, cresce anche il paese. La famiglia ha tanti problemi, ma non è «il problema» del paese. Anzi, come dimostrano tante ricerche, essa è una vera «risorsa». Da riscoprire. Perché investire sulla famiglia, anche se costa e ci vogliono soldi veri, è il migliore investimento che il paese può fare. Non si può dire alle famiglie di spendere per far ripartire i consumi, se nelle loro tasche non si lascia neppure un centesimo. Non è invenzione della stampa che, ormai, per la spesa non arrivano più alla terza settimana del mese...
La famiglia (e Belletti ne parla in questo libro, rifacendosi ai Rapporti del Cisf) è un vero capitale umano, sociale e anche economico. L’esperienza dimostra che, in questa grave crisi, le nazioni che meglio e prima ne stanno uscendo sono proprio quelle che hanno adottato politiche familiari strutturali, degne di questo nome.
Sia pure svillaneggiata e irrisa da giornali e tv, che mettono in scena una «famiglia mediatica» (le «allegre famigliole allargate» dove non si capisce chi sono i genitori, i fratelli o gli zii), facendo calare, invece, una spirale del silenzio su venti milioni di famiglie fondate sul matrimonio, la cosiddetta famiglia tradizionale non è affatto da rottamare. Tanto meno è qualcosa che riguarda i nostri nonni e il passato. (...)
A ogni passaggio elettorale i politici hanno promesso di tutto e di più alla famiglia. Almeno a parole, l’annoverano non tra i costi, ma tra le risorse del paese, annunciando piani nazionali a favore della vita e della maternità. L’hanno ribadito al Family Day, che ha visto riunite a Roma un milione di famiglie. Nei fatti, però, non ci sono impegni concreti, atti amministrativi e leggi che migliorino le condizioni di vita delle famiglie più fragili e con più figli. Anzi, il fisco continua a essere poco equo, perché ignora la composizione del nucleo familiare. A parità di reddito, un single e una famiglia numerosa pagano le stesse tasse. E questo non è giusto. Occorre una «politica orientata ai figli», con reti di protezione e sostegno, che non costringano le donne a dover, drammaticamente, scegliere tra la maternità e il lavoro. (...)
Tutti parlano «della» famiglia e «sulla » famiglia, forse è tempo di dare la parola «alla» famiglia. E di non abusare più della sua pazienza, scaricandole addosso i pesi del nostro malessere sociale.
Nessuno può sostituirsi a essa come interlocutore al tavolo della politica, quando si trattano problemi che la riguardano. Il Forum delle Associazioni familiari (che rappresenta più di cinquanta enti e organismi, di cui Francesco Belletti è presidente) deve far sentire, ancor di più, la propria voce a difesa e a sostegno della famiglia. (...)
È tempo, allora, di «rimboccarci le maniche», come invita a fare Francesco Belletti. E di schierarci non tra i «profeti della morte», ma tra i «difensori» della famiglia. Con intelligenza, caparbietà e ottimismo. Nonostante tutto. Occorre davvero «ripartire dalla famiglia», come dice il titolo di questo bel libro. E metterla al centro dell’attenzione e del dibattito del paese. Solo così potremo guardare con più speranza e fiducia al futuro.
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/121325/capitale_familiare
*L'autore è il direttore di “Famiglia Cristiana” Antonio Sciortino
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