L'Ocse: Italia maglia nera per i salari
Il nostro Paese resta al 23esimoposto della classifica: meglio dinoi pure Grecia, Irlanda e Spagna
Italia al palo: i salari restano tra i più bassi tra i Paesi Ocse. I nostri stipendi medi risultano al ventitreesimo posto della classifica, con il 16,5% in meno rispetto alla media Ocse, sia nel caso di lavoratori single che nel caso di lavoratori con famiglia. Classifica alla rovescia invece per il peso di tasse e contributi: con il 46,5% l’Italia sale al sesto posto dei Paesi dove il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto il lavoratore effettivamente incassa, è più alto. A diffondere i dati è stata oggi l’Ocse nel rapporto annuale ’Taxing Wages’, che conferma una situazione che è così da anni.Il salario annuale netto del lavoratore medio è in Italia di 22.027 dollari, contro i 26.395 della media Ocse, i 28.454 della Ue a 15 e i 25.253 della Ue-19. La classifica riguarda il salario netto annuale medio di un lavoratore single senza carichi di famiglia. È calcolato in dollari e a parità di potere d’acquisto. Se si guarda alla classifica del guadagno medio di un lavoratore con famiglia, unico percettore di reddito con a carico coniuge e due figli, il reddito netto degli italiani sale a 26.470 euro ma resta inchiodato, anche in questo caso, al 23/o posto della classifica Ocse. I salari netti italiani sono mediamente inferiori non solo a quelli di Paesi come Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, ma anche agli stipendi di altri Paesi europei che sembrerebbero in maggiori difficoltà economiche, come Grecia, Irlanda e Spagna. Gli stipendi risultano però più generosi rispetto a quelli dei Portoghesi, Polacchi, Ungheresi. In coda alla classifica i Messicani. Il carico di tasse e contributi sui salari italiani è meno pesante se il lavoratore ha famiglia e, dal 2008 al 2009, «la preferenza fiscale per le famiglie è cresciuta in quindici Paesi Ocse» tra i quali figura l’Italia.Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale, è in Italia al 46,5%. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l’Italia è al sesto posto per tassazione sugli stipendi, dopo Belgio (55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria (47,9%). Il peso di imposte e contributi sui salari in Italia è rimasto stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve calo (-0,03%). Bisogna «aumentare la produttività e scalare le tasse» per «dare al salario italiano una sua giusta dimensione», ha commentato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. «Da mesi chiediamo al governo - ha detto il segretario confederale della Cgil Agostino Megale - un piano triennale di riforma fiscale per ridurre le tasse sul lavoro e sulle pensioni». Per Antonio Foccillo, segretario confederale Uil, «la questione dell’ attuale potere d’acquisto di salari e pensioni è obiettivamente penalizzante non solo per le famiglie, ma anche per l’economia, e il basso livello dei consumi lo testimonia».
Nessun commento:
Posta un commento