lunedì 15 marzo 2010

LA "POLITICA" DEGLI ASILI NIDO


LA "POLITICA" DEGLI ASILI NIDO
COME CONCILIARE LAVORO E MATERNITÀ, DOVE E A CHI LASCIARE I FIGLI PICCOLI?

Una mamma, come milioni di italiani, in attesa del "quoziente familiare" e di vere politiche a sostegno della famiglia da chi ci governa. Sugli asili nido pone qualche interrogativo.
Sono una giovane mamma e le scrivo per condividere con lei alcune riflessioni che mi stanno a cuore. Quando sento parlare di assenza di politiche per la famiglia in Italia, il più delle volte, si portano due esempi: l’iniquità del fisco e la carenza di asili nido nel nostro Paese. Con mio marito abbiamo partecipato alla campagna del Forum delle associazioni familiari e, come milioni di italiani, stiamo ancora aspettando, da parte di chi ci governa, un cenno di vita sul "quoziente familiare".
Rispetto agli asili nido, però, sono perplessa quando li sento proporre come fossero "la" soluzione per le famiglie. Mi permetto di pensare che, serie politiche a favore di genitori con figli piccoli, non voglia dire solo aprire tanti asili nido, per molte ore al giorno e per diversi mesi all’anno. Questi possono essere servizi collaterali. E, come tutti gli strumenti, se usati in modo corretto, avranno un ruolo positivo.
Fare politiche familiari, credo voglia dire, prima di tutto, mettere davvero le famiglie in condizione di poter crescere i propri figli. L’educazione di un figlio, nei primi anni di vita, porta con sé esigenze specifiche e caratteristiche (pensiamo all’allattamento, alla cura del corpo) che, normalmente, richiedono molto tempo e tante energie. È così banale ricordare che è follia se un bimbo di tre mesi trascorre le giornate all’asilo nido? Mi scusi, ma credo che la "politica degli asili nido" (così come la "politica delle case di riposo"), non serva alle famiglie. E neppure alle donne, ai bambini o agli anziani. Non crea benessere. Al massimo, giova all’attuale sistema economico, che deve sfruttare, il più possibile, le persone. Per cui è funzionale un sistema di strutture che liberino le famiglie dai compiti che possono interferire con il lavoro. Tutto ciò mi sembra disumano.
Si parla sempre più spesso di emergenza educativa: ma da dove iniziare, se non dal permettere alle mamme e ai papà di fare il loro mestiere? Conciliare maternità e paternità con il lavoro non passa dagli asili nido, come risposta unica. O quasi. Purtroppo, non ho competenze per suggerire soluzioni tecniche. Però, mi torna spesso in mente, ad esempio, che in Germania le donne possono usufruire di un anno di maternità, con il 67 per cento del loro stipendio. Eppure non mi risulta che la Germania sia collocata in un’altra galassia. Mi sembra di dire delle ovvietà colossali, mi inquieta solo non sentirle dire da altri. Per favore, se davvero qualcuno vuole un po’ di bene alle famiglie italiane, si dicano anche queste cose. A voce alta. Non sono sfumature!
Con profonda stima per il suo lavoro, la saluto cordialmente.
Tiziana

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