martedì 30 marzo 2010

Ogni anno 5mila nuove adozioni


Ogni anno 5mila nuove adozioni

La grande avventura dell'adozione arriva al traguardo per quasi 5mila minori ogni anno. Poco più di 3 mila, in genere, arrivano dall'estero, dopo lunghe procedure per l'adozione internazionale. Negli altri casi si tratta di adozioni nazionali o delle cosiddette adozioni speciali (per esempio quando un coniuge adotta il figlio della moglie o del marito). Ma se questi sono i numeri dei successi, certo non tutte le storie si chiudono felicemente.Le coppie che desiderano adottare un figlio sono, infatti, in crescita. In sei anni si è avuto un aumento di quasi il 45% delle domande per le adozioni nazionali ma contemporaneamente le sentenze che le concludono sono diminuite del 9 per cento.
Anche sul fronte delle adozioni internazionali l'ottimismo dato dalla crescita del numero di adozioni non nasconde le difficoltà.La differenza tra domande e adozioni è sempre ampia: circa il 37% delle coppie che hanno ottenuto l'inidoneità hanno potuto effettivamente accogliere un bambino in famiglia.
L'impennata delle domande è legata a numerosi fattori: si va dall'innalzamento del limite di età tra adottante e adottato dai 35 ai 45 anni (come prevede la legge 149/2001) a un oggettivo interesse maggiore verso la strada dell'adozione. Allo stesso tempo, però, le dichiarazioni di adattabilità si sono consolidate a una quota stabile: circa 1.000-1.200 l'anno.
Da un lato le politiche a sostegno delle famiglie in difficoltà permettono ai genitori naturali di poter mantenere i propri figli; spesso si ricorre all'affido a terzi prima di recidere i legami con la famiglia d'origine e, infine, il calo della natalità si riflette anche sulle adozioni. Ci sono poi i bambini di genitori ignoti, cioè abbandonati alla nascita.
Nonostante le oltre 16 mila domande di adozioni nazionali presentate nel 2006, tuttavia, a fronte di 981 sentenze con esito positivo sarebbero solo 191 i bambini che restano nelle comunità e non hanno genitori (secondo il ministero della Giustizia).
Un dato che, in realtà, potrebbe essere enormemente sottostimato visto che manca una banca dati specifica anche se è prevista dalla legge 149/2001. "Sono bambini dichiarati adottabili - spiega Frida Tonizzo, presidente Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive) - ma per i quali non c'è un nucleo disponibile: spesso sono preadolescenti o malati".
"Ci dovrebbero essere fondi per sostenere le famiglie che adottano bambini con difficoltà, invece viene fatto ben poco - continua Frida Tonizzo -. Il Piemonte è l'unica regione che prevede stanziamenti dedicati esclusivamente ad affidi e adozioni difficili".
Numerosi sono i casi di minori che, pur in situazione di abbandono, non vengono dichiarati adottabili perché esistono legami, anche se labili, con la famiglia. Per loro le soluzioni sono l'affido o la permanenza in comunità. Ma proprio per questi è stata avanzata un'altra ipotesi, quella della cosiddetta adozione "mite".
Il progetto, di cui si è discusso molto dopo la "sperimentazione" avviata dal Tribunale di Bari, prevede, in linea di massima, che nei casi in cui il bambino si trovi in affidamento oltre i termini, non possa rientrare nella famiglia di origine e abbia formato un rapporto intenso con i genitori affidatari che non possa essere interrotto senza danno, si possa procedere all'adozione.
Un sistema, questo, che non interrompe il rapporto con la famiglia di origine ma lega il minore agli adottanti che acquisiscono la potestà genitoriale.Una possibilità offerta anche a single e coppie non coniugate: "Dobbiamo pensare di rivedere la legislazione in materia, dando la possibilità di avviare anche adozioni aperte - spiega Pasquale Andria, presidente del tribunale dei minori di Potenza -. Il minore acquista lo status definitivo di figlio adottivo, ma può mantenere rapporti di relazione con la famiglia d'origine".

domenica 28 marzo 2010

WELFARE. BANDO DI GARA PER PROGETTI IN FAVORE DELLE FAMIGLIE


WELFARE. BANDO DI GARA PER PROGETTI IN FAVORE DELLE FAMIGLIE

(AGO PRESS) E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando per il finanziamento di nuovi progetti a favore delle famiglie. Ogni progetto selezionato riceverà un contributo finanziario di 180mila euro. Una parte dei contributi è riservata ai quei progetti che affronteranno nello specifico la lotta alla povertà e all’esclusione sociale delle famiglie. I progetti possono essere presentati da soggetti privati, comunque denominati, che svolgono la loro attività prevalentemente nel campo delle politiche familiari. Sono escluse dalla partecipazione le persone fisiche, i partiti, i sindacati, e tutte le associazioni facenti capo o comunque affiliate a partiti politici o sindacati. Le domande di partecipazione dovranno essere inviate entro e non oltre il 24 maggio 2010.
Il Bando è consultabile sul sito del Dipartimento politiche per la famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fonte: Dipartimento Politiche per la Famiglia

sabato 27 marzo 2010

ALLE FAMIGLIE NUMEROSE SGRAVI TARIFFARI PER ACQUA ED ENERGIA


ALLE FAMIGLIE NUMEROSE SGRAVI TARIFFARI PER ACQUA ED ENERGIA

firma di un'intesa con l'Associazione nazionale e il Forum trentino per la definizione del contributo

Le famiglie numerose (dai 3 figli in poi) trentine potranno godere di specifici contributi per l'abbattimento dei costi relativi ai consumi idrici ed energetici. E' quanto prevede, in attuazione del Libro Bianco sulle politiche familiari, il disegno di legge sulla promozione del benessere familiare recentemente approvato dalla Giunta provinciale (29 gennaio 2010) ed ora all'esame del Consiglio provinciale. Oggi, facendo seguito a tale impegno volto a farsi carico delle difficoltà anche economiche delle famiglie, in particolare di quelle numerose, la Giunta ha approvato, su proposta del presidente Lorenzo Dellai e dell'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi, uno schema di protocollo d'intesa con l'Associazione nazionale famiglie numerose e il Forum trentino delle associazioni per la famiglia per la definizione delle modalità e dei criteri in base ai quali saranno concessi i contributi. Il protocollo d'intesa - che apre un percorso del tutto innovativo a livello nazionale e che vede, nella definizione delle politiche familiari, il pieno coinvolgimento e la valorizzazione delle associazioni familiari nella fasi di pianificazione, gestione e valutazione delle politiche attuate - sarà firmato dalle parti nella giornata di domani, sabato 27 marzo, a Pinzolo in occasione dell'incontro nazionale dei coordinatori regionali dell'Associazione Famiglie numerose.L'intesa, accanto all'impegno della Provincia al coinvolgimento delle due associazioni al fine di orientare servizi e interventi verso i bisogni e il benessere di questo target di famiglie, prevede la collaborazione diretta dell'Associazione nazionale famiglie numerose allo studio e progettazione del previsto contributo, nonché quella del Forum trentino a monitorare l'adeguatezza del progetto rispetto ai bisogni delle famiglie trentine.Va per altro ricordato che in Trentino per "famiglie numerose" si intendono quelle con 3 o più figli, anziché dai 4 figli in poi come considerato nel resto del territorio nazionale, e che proprio a partire dal terzo figlio in poi le famiglie trentine non dovranno più sostenere - come prevede il già citato disegno di legge - i costi relativi a trasporto scolastico, mensa e anticipo/posticipo alla scuola dell'infanzia. Tra le misure previste per le famiglie numerose, inoltre, vi è anche un ticket sanitario familiare che tenga conto dei carichi familiari. (cz)

http://www.uffstampa.provincia.tn.it/csw/c_stampa.nsf/0/30D2346FAB47E8B2C12576F1003A2ADE?Opendocument

E oltre 400 candidati firmano il manifesto a difesa della famiglia


E oltre 400 candidati firmano il manifesto a difesa della famiglia

RomaSono oltre 400 i candidati alle elezioni regionali, compresi 20 aspiranti-governatori, che hanno firmato il Manifesto pro-famiglia, proposto dalle 498 associazioni cattoliche riunite nel Forum delle famiglie.

Sottoscrivere il documento del Forum, infatti, vuol dire per i candidati impegnarsi a sostenere, se eletti, le priorità normative e legislative per la famiglia indicate nel Manifesto. In particolare, 4 punti: una legge per la famiglia, l’avvio della valutazione di impatto familiare dei nuovi provvedimenti legislativi, il presidio della riforma del federalismo fiscale per un fisco a misura di famiglia, il sostegno alla tenuta delle relazioni familiari.

FAMIGLIA: CIFS, FIGLI COSTANO TROPPO E STATO FA POCO.URGE NUOVA POLITICA


FAMIGLIA: CIFS, FIGLI COSTANO TROPPO E STATO FA POCO.URGE NUOVA POLITICA

(ASCA) - Roma, 23 mar - I figli sono un ''lusso'' che nel nostro paese non tutti possono permettersi perche' ''le politiche messe in campo dall'Italia non solo non riconoscono i costi sostenuti dalla famiglia, ma penalizzano la famiglia che ha figli, e la penalizzano quanti piu' figli ha''. Questa la denuncia contenuta nel ''Rapporto famiglia Cisf 2009'', un'indagine del Centro Internazionale Studi Famiglia, basata su 4.000 interviste su un campione statisticamente rappresentativo delle famiglie italiane.La spesa media mensile per i figli a carico, infatti, spiega il rapporto, e' il 35,3% della spesa familiare totale e rispetto all'equita' fiscale verso la famiglia, denuncia il Cifs, ''lo Stato italiano non solo non riconosce i costi sostenuti dalla famiglia, ma penalizza la famiglia che ha figli, e la penalizza quanti piu' figli ha. Inoltre la spesa sociale a favore della famiglia e bambini e' in Italia solo all'1,1% del Pil (dati 2005), rispetto al 2,5% della Francia e il 3,2% della Germania. Poiche' un punto di Pil italiano vale 15,7 miliardi di euro (2008), colmare il divario rispetto alla Francia comporta una riallocazione di spesa pari a 22 miliardi di euro, che rappresenta una cifra impegnativa ma ''possibile'', con un elevato rendimento sociale''.In questo senso, spiega il Rapporto, ''urge una politica - non solo delle istituzioni pubbliche, ma anche di quelle private - che sia orientata ai figli. Occorre quindi un nuovo 'welfare relazionale' per i figli, impostare cioe' le politiche pubbliche con un concetto relazionale, cioe' generativo, delle nuove generazioni. Le nuove generazioni non sono 'figlie della societa'', in modo generico, ma sono figlie di famiglie a cui bisogna dare l'attenzione che meritano in quanto famiglie''.Tutta la societa', conclude il Cisf, ''non solo lo Stato, deve farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale, che includa gli immigrati, e sia generativo delle nuove generazioni''.

http://www.asca.it/news-FAMIGLIA__CIFS__FIGLI_COSTANO_TROPPO_E_STATO_FA_POCO_URGE_NUOVA_POLITICA-903861-ORA-.html

Acqua/ Codacons: In arrivo stangata per famiglie, tariffe +30%


Acqua/ Codacons: In arrivo stangata per famiglie, tariffe +30%

Nessun miglioramento, da monopolio pubblico a privato


Roma, 22 mar. (Apcom) - Il Codacons in occasione della giornata mondiale dell'acqua denuncia quanto peserà sulle tasche delle famiglie italiane la privatizzazione dell'acqua decisa nei mesi scorsi dal Parlamento. Una vera e propria stangata, con un aumento medio delle tariffe dell'acqua pari al 30% in 3 anni.
"Se nel 2009 - scrive il Codacons - una famiglia media italiana ha speso 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d'acqua potabile, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all'anno, con un incremento di 80 euro, pari appunto al 30%".
Secondo il Codacons, "si determinerà un aumento del costo del servizio a carico dell'utenza, generato dalla necessità per i privati di fornire una attività che sia per loro remunerativa. Nessun miglioramento è possibile per il consumatore quando si passa da un monopolio pubblico ad un monopolio privato. Gli utenti, insomma, finiranno per pagare non solo il costo, ma anche il profitto del privato che deve necessariamente conseguire un utile dalla fornitura idrica".

http://notizie.virgilio.it/notizie/economia/2010/3_marzo/22/acqua_codacons_in_arrivo_stangata_per_famiglie_tariffe_+30percento,23498070.html

Famiglia: mamme sempre più tardi ma in aumento la natalità

Famiglia: mamme sempre più tardi ma in aumento la natalità

Le donne diventano madri sempre più tardi ma cresce di anno in anno il trend delle nascite in nel Belpaese. E’ quanto emerge dall’ultima indagine Istat su natalità e fecondità della popolazione residente: caratteristiche e tendenze recenti, relativa al 2008: le anagrafi comunali hanno fatto registrare circa 13mila nati in più rispetto all’anno precedente e in media le donne residenti hanno avuto 1,42 figli. Numeri che confermano la ripresa delle nascite avviata intorno alla seconda metà degli anni’90, dopo un calo di circa 30 anni culminato con il minimo storico toccato nel 1995. L’altro aspetto interessante della ricerca è l’invecchiamento delle madri: il 5,7% delle mamme è over 40 e prosegue la diminuzione delle under 25, cioè l’11,1% del totale.

WELFARE: FORUM FAMIGLIA, CAMPIDOGLIO SIGLI PROTOCOLLO CON ASSOCIAZIONI


WELFARE: FORUM FAMIGLIA, CAMPIDOGLIO SIGLI PROTOCOLLO CON ASSOCIAZIONI

(ASCA) - Roma, 19 mar - ''Le famiglie chiedono un nuovo welfare, che sia locale, plurale, comunitario, e a misura di famiglia. E come le persone disabili nell'anno europeo del 2007, le famiglie e le associazioni familiari chiedono di essere coinvolte: Niente su di noi senza di noi!''. Cosi' Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, ha concluso il suo intervento in occasione dell'incontro ''Roma Citta' Famiglia'', tenutosi in Campidoglio questa mattina. In tale occasione, oltre alla delibera approvata dalla giunta capitolina il 16 marzo, e' stato presentato e firmato anche un protocollo d'intesa sulle politiche per la famiglia tra il Comune di Roma e il Comune di Parma, dai due sindaci Gianni Alemanno e Pietro Vignali.''Il Forum delle associazioni familiari ha accompagnato fin dal 2004 la sperimentazione di Parma, e saluta oggi con soddisfazione questo protocollo, che pone le premesse per un cambiamento delle politiche familiari locali nel piu' grande Comune d'Italia: naturalmente'', ha detto Belletti, ''chiediamo da subito all'assessore Marsilio e al sindaco Alemanno di stringere rapidamente un protocollo d'intesa anche con il Forum locale delle associazioni familiari, dato che un progetto del genere, sia a Parma che a Roma, non potra' decollare senza la stretta collaborazione con l'associazionismo familiare''.''Si tratta di una grande opportunita' di riscrivere i modelli di welfare nel nostro Paese, riconoscendo che la famiglia non e' il grande malato del nostro Paese, ma la sua prima risorsa strategica, il suo grande capitale sociale: con uno slogan, ripartire dalla famiglia per far ripartire il Paese!'' ha concluso Belletti.

mercoledì 17 marzo 2010

Crisi minaccia salute: solo 39% famiglie può permettersi dentista


Crisi minaccia salute: solo 39% famiglie può permettersi dentista
Rapporto Osservasalute: aumenta la depressione, +310% farmaci
Roma, 15 mar. (Apcom) - La crisi colpisce anche la salute degli italiani: solo una famiglia su tre, il 39,7%, si permette il lusso di un dentista, a cui rinunciano soprattutto gli anziani e chi vive al Sud, si risparmia anche a tavola e la dieta mediterranea è troppo costosa, tanto che i cittadini del bel Paese sono sempre più grassi. E nel contrappasso del detto mens sana in corpore sano, anche la psiche degli italiani mostra qualche problemino: in Italia si registra un trend nazionale in forte aumento del consumo di farmaci antidepressivi, che è salito del 310%, ovvero si è più che triplicato, dal 2000 al 2008. Questa impennata dei consumi, legata in parte a un aumento dei casi di depressione e a una maggiore attenzione al disagio psichico, è però di certo figlia - sottolineano gli esperti - di un aumentato disagio sociale difficilmente quantificabile, che potrebbe a sua volta essere stato spinto dalla crisi economica. E' il quadro che emerge dalla settima edizione del Rapporto Osservasalute (2009), un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi all'Università Cattolica. Secondo il rapporto la salute degli italiani, anche se complessivamente buona, sta subendo infatti duramente anche i colpi della crisi economica, i cui effetti si riscontrano su più fronti e tendono a colpire soprattutto le fasce più deboli di popolazione, anziani e donne. Così, sotto il peso della scarsa disponibilità economica si spegne per primo il sorriso degli italiani, infatti il ricorso alle cure odontoiatriche, quasi sempre a carico delle famiglie, è stato un "lusso" che solo poco più di una famiglia su tre (il 39,7%) si è potuto permettere. Anche a tavola gli italiani sembrano costretti a dover fare economia, per molti di loro, quindi, la dieta mediterranea è divenuta troppo costosa da seguire e infatti si consuma poca frutta e verdura, solo il 5,6% degli italiani mangia le cinque porzioni raccomandate al dì. Ciò, unito al fatto che solo un italiano su cinque pratica uno sport regolarmente, rende i cittadini del bel Paese sempre più grassi: oltre uno su tre è in sovrappeso. Gtu/Kat http://notizie.virgilio.it/notizie/top_news/2010/3_marzo/16/crisi_minaccia_salute_solo_39percento_famiglie_puo_permettersi_dentista,23415876.html

martedì 16 marzo 2010

Genitori? Meglio litigiosi che separati


Genitori? Meglio litigiosi che separati

Nella vecchia famiglia indissolubile per legge abitavano spesso falsità e ipocrisia. Da quando la felicità di coppia è la sola cosa importante, boom di figli del divorzio: confusi e spesso infelici.

Secondo l’associazione degli avvocati matrimonialisti, ogni anno in Italia 160.000 coppie si separano, 100.000 divorziano e 20.000 coppie di fatto decidono di incamminarsi ognuno per la propria strada. Sono stati coinvolti nel 2009 nelle separazioni 66.406 minorenni, e 25.495 minorenni nei divorzi.
I coinvolti, negli ultimi 10 anni, sono 1 milione e 400.000 figli, pari al numero di tutti gli abitanti della città di Milano.
Queste proporzioni e numeri biblici assumono un aspetto vagamente apocalittico, se si tiene conto di qualche semplicissima verità che più nessuno osa pronunciare con chiarezza. Soprattutto da quando la cultura dominante tra i cosiddetti psicologi della famiglia e della coppia o i mediatori familiari, sostiene una «vulgata» presentata come un dogma: se una famiglia attraversa un momento di crisi, è meglio che ognuno vada in modo presunto indolore per conto proprio, piuttosto che mettere i figli di fronte a tensioni conflittuali e litigi.
Purtroppo le cose non stanno esattamente così e questo pensiero unico del politicamente corretto che sacrifica l’unità, un tempo sacrale, della famiglia, sull’altare della presunta ricerca della felicità personale, nasconde alcuni fatti semplicissimi.
Il primo è che non ho mai conosciuto un solo bambino che non abbia vissuto la separazione dei propri genitori come un vero e proprio dramma, e in qualche caso come un’autentica tragedia. Così come non mi è mai capitato di incontrare un adolescente in crisi, anche dopo la sofferenza della dissoluzione famigliare, che non sognasse più o meno segretamente o dichiaratamente il ritorno insieme dei propri genitori.
Le cosiddette famiglie di tipo nuovo, «multistrato o ricomposte» con figli del papà, della mamma, della nuova compagna del papà e del nuovo compagno della mamma, con tanti nonni e zii annessi, magari non lasciano i bambini soli. Ma confusi sì, con questa turba di adulti che scarica su dei piccoli totem aspettative e doni risarcitori. Ma per ricchi o poveri il quadro non è idilliaco come spesso lo descrivono i film della nouvelle vague italiana, ma rischia di diventare cupa come certi bianco e nero scandinavi stile Ingmar Bergman. Ce lo ricordano ogni giorno i dati sempre più critici sulla salute mentale dei ragazzi e delle ragazze. Sia che si tratti di disturbi alimentari o tentativi di suicidio, di consumo di alcol e sostanze stupefacenti o di depressioni, di bullismi o di paure, è molto difficile non cogliere il nesso tra questi numeri in costante crescita e la crisi delle famiglie di provenienza.
Vero è che la vecchia famiglia, indissolubile per legge, era un luogo dove spesso abitavano falsità, ipocrisia e repressione. Ma un mondo in cui i genitori, eterni adolescenti, condividono inquietudini sentimentali e travagli eterno adolescenziali con i loro figli, non è certamente il migliore dei mondi possibili.
In un bel racconto citato dal Cardinale Spidlik in una catechesi, una piccola bambina tedesca di qualche decennio fa viene interrogata sul mistero della Santissima Trinità. Il Padre è Dio, Gesù Cristo è Dio, lo Spirito Santo è Dio. Sono tre in uno. «Com’è possibile?», rispose la bambina in un lampo di candore. «Forse Dio sarà il nome della famiglia».
Peccato che oggi questa famiglia, che poteva legittimamente evocare il mistero tra i misteri, sia stata sostituita progressivamente da un’entità labile e capricciosa come la coppia. Un «non luogo» dove due individui pretenderebbero che gli stessi meccanismi psicologici che li hanno fatti incontrare, li mantenessero euforicamente insieme nel trascorrere del tempo. Ma se quel desiderio, passione e curiosità, non evolve in intimità e tenerezza, e poi in un grande progetto comune, che include l’accoglienza della vita e l’educazione dei figli, e poi persino in un grande sogno di crescere e invecchiare insieme guardando oltre la vita, non c’è speranza. Per entrambi, ma soprattutto per i figli.
C’è una galassia danzante di monadi individuali e di solitudine che si spengono in un attimo come scintille di fuoco nell’acqua fredda. L’esatto contrario di quella tensione naturale che l’amore, anche il più giovanile e ingenuo, ha verso l’infinito e l’eterno intramontabile. Quella voce del cuore che sente ragioni che la mente non capisce e che gli uomini e le donne sembrano non sapere ascoltare più, con quella immensa città di Milano di un milione e mezzo di bambini che forse rimpiangono persino le asprezze rassicuranti del mondo dei loro nonni.

lunedì 15 marzo 2010

PAPA: LA FAMIGLIA E' LA SPERANZA DELL'EUROPA


PAPA: LA FAMIGLIA E' LA SPERANZA DELL'EUROPA
(AGI) - CdV, 14 mar. - "La famiglia e' la speranza dell'Europa". Lo ha detto Benedetto XVI rivolgendosi - dopo la preghiera dell'Angelus - ai pellegrini polacchi riuniti in piazza San Pietro. "Oggi - ha esordito - termina i suoi lavori l'VIII Convegno di Gniezno sulla famiglia, saluto cordialmente i partecipanti al Convegno e, in modo particolare, le famiglie della Polonia". "Auguro - ha aggiunto - che il Convegno contribuisca al rinnovamento della famiglia come comunita' istituita da Dio e fondata sulla Sua legge. Dio benedica tutte le famiglie e ciascuno di voi" .

CASA: CNEL, LE FAMIGLIE VI DESTINANO OLTRE UN QUARTO DEL REDDITO


CASA: CNEL, LE FAMIGLIE VI DESTINANO OLTRE UN QUARTO DEL REDDITO
(ASCA) - Roma, 10 mar - ''Crisi del mercato italiano degli affitti: come uscirne'': questo il tema di un incontro dibattuto oggi presso la sede del Cnel. Il problema della casa, del resto, in Italia e' una questione di fondamentale importanza. Il nostro paese, infatti, si colloca al secondo posto della classifica relativa all'aumento del rapporto tra spesa per la casa e totale delle spese delle famiglie. Oltre un quarto del reddito delle famiglie italiane e' dunque destinato alla casa.Si tratta di un dato che puo' essere apprezzato in tutta la sua rilevanza se si nota che la media europea oscilla attorno al 5% (cinque volte meno che da noi), e che Francia, Inghilterra e Germania sono sotto la media europea, mentre la Spagna ha una spesa di circa il 50% inferiore alla nostra. Se esaminiamo il rapporto tra percentuale di abitazioni di proprieta' e edilizia in affitto, sia da parte privata che da parte pubblica si evidenzia che l'Italia e' solo a meta' classifica, molto lontana, con riferimento in particolare agli affitti sociali, agli standard dei paesi europei con cui costantemente ci confrontiamo. E l'accessibilita' dell'affitto in Italia e' diventata negli ultimi anni gravemente insufficiente, infatti il 17% delle abitazioni occupate lo sono in base ad un titolo di affitto. In Germania la percentuale sfiora il 60%; in Francia supera il 40%, in Gran Bretagna il 30%. Solo Irlanda e Spagna hanno percentuali piu' basse delle nostre.Per il Cnel, quindi, sono necessari tre livelli d'intervento: quello relativo al rapporto fra reddito e affitti; quello relativo all'analisi della condizione abitativa e quello, infine, relativo alla considerazione della rilevanza economica ed occupazionale di tali fenomeni.

Donne e lavoro, in Italia si subisce la mancanza del Welfare


Donne e lavoro, in Italia si subisce la mancanza del Welfare
Troppo spesso le madri per seguire i propri figli smettono di lavorare

A fronte di un’Europa che propone maggiore parità tra uomo e donna, il lavoro in Italia è radicato in un modello sociale basato sulla famiglia allargata, che affida al mondo femminile le attività di cura domestica e familiare. Questa realtà si ripercuote nell'ambito professionale: il tasso di attività femminile, infatti, passa bruscamente dal 63% al 50,3% dopo la nascita di un figlio, mentre quello maschile passa dall'85,6% al 97,7%. L'8 marzo diventa allora lo spunto per dare maggiore rilievo alla situazione femminile, non solo rendendola una festa commerciale. Marco Centra (video), responsabile area Analisi e valutazione delle politiche per l'occupazione dell'Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione dei Lavoratori), analizza la questione lavorativa delle donne partendo da un'indagine in via di pubblicazione. per approfondimenti: http://www.agenziami.it/articolo/5866/Donne+e+lavoro+in+Italia+si+subisce+la+mancanza+del+Welfare+/

LA "POLITICA" DEGLI ASILI NIDO


LA "POLITICA" DEGLI ASILI NIDO
COME CONCILIARE LAVORO E MATERNITÀ, DOVE E A CHI LASCIARE I FIGLI PICCOLI?

Una mamma, come milioni di italiani, in attesa del "quoziente familiare" e di vere politiche a sostegno della famiglia da chi ci governa. Sugli asili nido pone qualche interrogativo.
Sono una giovane mamma e le scrivo per condividere con lei alcune riflessioni che mi stanno a cuore. Quando sento parlare di assenza di politiche per la famiglia in Italia, il più delle volte, si portano due esempi: l’iniquità del fisco e la carenza di asili nido nel nostro Paese. Con mio marito abbiamo partecipato alla campagna del Forum delle associazioni familiari e, come milioni di italiani, stiamo ancora aspettando, da parte di chi ci governa, un cenno di vita sul "quoziente familiare".
Rispetto agli asili nido, però, sono perplessa quando li sento proporre come fossero "la" soluzione per le famiglie. Mi permetto di pensare che, serie politiche a favore di genitori con figli piccoli, non voglia dire solo aprire tanti asili nido, per molte ore al giorno e per diversi mesi all’anno. Questi possono essere servizi collaterali. E, come tutti gli strumenti, se usati in modo corretto, avranno un ruolo positivo.
Fare politiche familiari, credo voglia dire, prima di tutto, mettere davvero le famiglie in condizione di poter crescere i propri figli. L’educazione di un figlio, nei primi anni di vita, porta con sé esigenze specifiche e caratteristiche (pensiamo all’allattamento, alla cura del corpo) che, normalmente, richiedono molto tempo e tante energie. È così banale ricordare che è follia se un bimbo di tre mesi trascorre le giornate all’asilo nido? Mi scusi, ma credo che la "politica degli asili nido" (così come la "politica delle case di riposo"), non serva alle famiglie. E neppure alle donne, ai bambini o agli anziani. Non crea benessere. Al massimo, giova all’attuale sistema economico, che deve sfruttare, il più possibile, le persone. Per cui è funzionale un sistema di strutture che liberino le famiglie dai compiti che possono interferire con il lavoro. Tutto ciò mi sembra disumano.
Si parla sempre più spesso di emergenza educativa: ma da dove iniziare, se non dal permettere alle mamme e ai papà di fare il loro mestiere? Conciliare maternità e paternità con il lavoro non passa dagli asili nido, come risposta unica. O quasi. Purtroppo, non ho competenze per suggerire soluzioni tecniche. Però, mi torna spesso in mente, ad esempio, che in Germania le donne possono usufruire di un anno di maternità, con il 67 per cento del loro stipendio. Eppure non mi risulta che la Germania sia collocata in un’altra galassia. Mi sembra di dire delle ovvietà colossali, mi inquieta solo non sentirle dire da altri. Per favore, se davvero qualcuno vuole un po’ di bene alle famiglie italiane, si dicano anche queste cose. A voce alta. Non sono sfumature!
Con profonda stima per il suo lavoro, la saluto cordialmente.
Tiziana

sabato 6 marzo 2010

L'Italia muore. E nessuno dice niente


L'Italia muore. E nessuno dice niente

Per una volta sono d’accordo con Marco Travaglio: in Italia i fatti scompaiono; tutti a parlare dell’iscrizione nel registro degli indagati di Tizio, del rinvio a giudizio di Caio, delle curiose abitudini sessuali di Sempronio. E nessuno che si sia preso la briga, tra i nostri parlamentari e giornalisti, di soffermarsi sulla più grave notizia di queste ultime settimane: dopo qualche anno positivo, la natalità italiana è tornata a calare. Il fenomeno fotografato dalle ultime statistiche Istat è a dir poco allarmante: i nati, l’anno scorso, sono stati 6.750 meno di quelli dell’anno precedente. Una catastrofe. Che si fa ancor più drammatica se si considera l’impennata – la più alta dal Dopoguerra – del numero delle morti, che nel 2009 sono state 588.000 mila. Un conteggio, assicurano avviliti gli esperti, destinato a crescere in un popolo di 60.370.000 persone che non fa figli ed invecchia alla grande: solo dal 2008 al 2009 si è registrato un aumento di 113.000 persone aventi più di 65 anni.
Numeri che toglierebbero il sonno a chiunque. Tranne ai politici e giornalisti italiani, impegnati in processi sommari e moviole calcistiche, due facce di un’unica medaglia: quella paradossale di un Paese che tollera e foraggia coi soldi dei contribuenti decine di migliaia di aborti ma fa poco o nulla di concreto per sostenere la natalità. E’ una critica politica ma soprattutto culturale, perché se i parlamentari sono quelli che sono e perdono tempo in stupidaggini e questioni private, la colpa è anche nostra e dei nostri giornalisti. Nostra perché, salvo lodevoli eccezzioni, abbiamo i governanti che ci meritiamo e perché - al di là di quanto pensa qualche anima bella – il Paese reale non è sempre molto meglio (e neanche molto peggio, per fortuna) di quello che vediamo in Parlamento; dei giornalisti perché non è affatto vero che questi sono o debbono essere semplici “cani da guardia”. Sono molto di più in quanto, spesso, autori occulti della discussione pubblica, coloro che, coi loro scoop e le loro inchieste, fissano o quanto meno condizionano la scelta delle priorità di quell’opinione pubblica che, per dirla con Jean Baudrillard, è la vera regina del mondo.
In parole povere, possiamo star certi che se i giornalisti, a destra come a sinistra, la smettessero di gridarsi addosso e di fare i martiri, e iniziassero a denunciare in modo martellante - possibilmente con lo stesso entusiasmo col quale denunciano le scappatelle di questo o di quel parlamentare – la necessità di sostegni alla natalità farebbero un doppio miracolo: aprirebbero gli occhi al popolo italiano e anche quelli di molti suoi governanti. In Germania è successo: sostenendo economicamente la famiglia, dopo ben 17 anni, nel 2007, la storica media di 1,33 bambini per donna nella fascia di età da 15 a 45 anni è salita a 1,4. Non è moltissimo, ma è pur sempre un passo avanti. Che, almeno per ora, noi ci possiamo solo sognare.

Indagine sull'alcol, il primo bicchiere a 12 anni


Indagine sull'alcol, il primo bicchiere a 12 anni

Un italiano su 10 esagera nel consumo di alcol e sono oltre 9 milioni (il 15,9% della popolazione) i bevitori "a rischio". Il primo "bicchierino" si manda giù prestissimo, a poco più di 12 anni, contro una media europea, di 14,6 anni e il 17,6% di ragazzi, tra gli 11 e i 15 anni, circa mezzo milione, consuma abitualmente bevande alcoliche, in un'età al di sotto di quella legale e per la quale il consumo consigliato di alcol è pari a zero. A finire sotto accusa sono soprattutto le nuove mode del bere, importate dall'estero, come il binge drinking, consumi occasionali di alcol ad alta intensità, che interessa un italiano su 3, almeno una volta a settimana. È questa la fotografia sul consumo di alcol nel Belpaese, scattata dal ministero della Salute, nella sua relazione annuale, relativa al 2007-2008, trasmessa ai presidenti di Camera e Senato, a metà gennaio. «La bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche - ha sottolineato il ministro della Salute Ferruccio Fazio - è l'aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l'Europa e su cui bisogna agire subito e in fretta, soprattutto in termini di prevenzione».

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INFLAZIONE: CONSUMATORI, PER FAMIGLIE AGGRAVIO DI 360 EURO L'ANNO


INFLAZIONE: CONSUMATORI, PER FAMIGLIE AGGRAVIO DI 360 EURO L'ANNO

(AGI) - Roma, 2 mar. - Iltasso di inflazione all?1,2% continuera? ad incidere sui bilanci delle famiglie per 360 euro annui. E' questa la stima di Adusbef-Federconsumatori secondo cui si tratta di "un dato gravissimo, in piena contraddizione con l?andamento economico della domanda di mercato che ha registrato, nell?ultimo anno, un vero e proprio tracollo, attraverso una fortissima contrazione dei consumi (da -2,5% a -3%); una caduta verticale dei redditi della famiglie e, quindi, una drastica riduzione della loro capacità di acquisto". Insomma, a loro giudizio, "un tasso di inflazione con segno positivo, non solo appare del tutto incoerente con le più elementari logiche di mercato, ma fa insorgere più di un sospetto circa la presenza di forti speculazioni a danno delle famiglie e del mercato. Non dimentichiamo che un tasso di inflazione all?1,2% contribuisce a debilitare ulteriormente i bilanci delle famiglie, comportando un aumento di 360 Euro annui". "Sollecitiamo pertanto il Governo - proseguono le due associazioni dei consuamtori - ad intervenire in maniera determinata avviando maggiori controlli e verifiche sul versante delle speculazioni, operando, come chiediamo da tempo, una detassazione per il reddito fisso di almeno 1200 Euro annui, indispensabile per rilanciare la domanda di mercato, realizzando quel blocco delle tariffe promesso dal Viceministro Vegas, del quale, però, ancora non abbiamo visto traccia. A tale proposito, ricordiamo, infatti, che, secondo lo studio aggiornato di Federconsumatori ed Adusbef, gli aumenti delle tariffe nel 2010 determineranno per le famiglie maggiori spese per 660 Euro".

Sappiamo misurare davvero la ricchezza delle famiglie?


Sappiamo misurare davvero la ricchezza delle famiglie?

Il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha affermato di recente che tra il 1999 e il 2008 la quota di ricchezza nazionale che non va alle famiglie e finisce a banche e finanza è raddoppiata, mentre si è ridotta di un terzo la quota che va alle imprese. È una buona occasione per discutere di due temi attuali: la modifica dei saldi finanziari settoriali in Italia; l’opportunità di continuare a misurare il benessere di un paese attraverso un indicatore come il pil. I saldi finanziari misurano la capacità di risparmio finanziario di un settore istituzionale (famiglie, imprese, società finanziarie, pubblica amministrazione e resto del mondo) e colgono bene la capacità di accumulazione del risparmio nonché i settori nei quali questo risparmio viene impiegato.

La casa e le Famiglie in Italia.



La casa e le Famiglie in Italia. Un'Indagine Istat
L’Istituto Nazionale di statistica ha pubblicato l’indagine “L’abitazione delle famiglie residenti in Italia” che in 13 pagine fotografa la situazione 2008 del rapporto dei residenti nella penisola con la propria abitazione: proprietà, usufrutto, affitto, mutui, condizioni di disagio abitativo e sociale.

Interessante analisi dell'abitare in Italia, dove il 13,4% delle famiglie paga un mutuo e il 62,9% delle famiglie con 5 o più componenti vive in situazioni di "sovraffollamento", cioè in case troppo piccole rispetto alle reali esigenze. Non è certo una gran sorpresa, considerando che non esistono condizioni per favorire l'accesso a case di edilizia convenzionata ai nuclei numerosi.

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